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14 aprile 2021
Stop ai ricorsi troppo lunghi: l'intervento del Consiglio di Stato
«La sinteticità non è più un mero canone orientativo della condotta delle parti, bensì è ormai una regola del processo amministrativo, strettamente funzionale alla realizzazione del giusto processo, sotto il profilo della sua ragionevole durata».
a cura di La Redazione

Lo ha affermato il Consiglio di Stato nell'ordinanza del 13 aprile 2021 n. 3006, invitando le parti a riformulare le difese nel rispetto dei limiti dimensionali stabiliti dal Decreto del Presidente del Consiglio di Stato n. 167 del 22 dicembre 2016.
L'avvocato dovrà quindi redigere il ricorso e gli altri atti difensivi in massimo 30.000 caratteri, pena l'inutilizzabilità delle difese sovrabbondanti e l'impossibilità di eccepire l'omesso esame delle questioni contenute nelle pagine successive al limite massimo.
Secondo il Consiglio di Stato, lo «sforzo di “sintesi” giuridica della materia controversa» richiesto dal legislatore consente, da un lato, di selezionare le sole questioni, di fatto e di diritto, rilevanti per l'assunzione di «decisioni e consapevoli approfondite» e, dall'altro, di agevolare l'esame tempestivo e comprensibile della domanda.
Con riferimento al caso di specie, il Consiglio di Stato ritiene più opportuno, nel rispetto del principio di leale collaborazione, invitare le parti a riformulare gli atti difensivi in luogo delle conseguenze sopra menzionate, poiché non si è ancora consolidata un'applicazione rigorosa delle predette da parte della giurisprudenza. Segue il rinvio dell'udienza.

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