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24 maggio 2021
Non basta la convivenza per dimostrare la riconciliazione dei coniugi

Per la Corte di Cassazione non è sufficiente che i coniugi tornino a vivere sotto lo stesso tetto per provare la loro riconciliazione. È necessario dimostrare la ricostruzione della comunione spirituale e materiale.

a cura di La Redazione

La Corte d'Appello di Firenze accoglieva parzialmente il gravame proposto dall'ex moglie avverso la sentenza del Tribunale di Prato, confermando la decisione di quest'ultimo nella parte in cui negava la dedotta riconciliazione dei coniugi in quanto non c'era stata nessuna ricostruzione dell'affectio maritatis, ma solamente una ripresa temporanea della convivenza dovuta ad interessi pratici di entrambi gli ex coniugi.
L'ex moglie propone ricorso in Cassazione lamentando, tra le varie doglianze, che i giudici di merito avevano erroneamente dichiarato l'insussistenza della ricostruzione dell'affectio familiare basandosi sulla circostanza che l'ex marito dormiva sul divano e omettendo di considerare che la convivenza era ripresa per circa 5 mesi per prestarsi reciproca assistenza sanitaria.

Con ordinanza n. 14037 del 21 maggio 2021, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso ribadendo quanto affermato dalla giurisprudenza di legittimità secondo cui «non è sufficiente provare la riconciliazione tra coniugi separati, considerati gli effetti da essa derivanti, che i medesimi abbiano ripristinato la convivenza a scopo sperimentale e provvisorio, essendo invece necessaria la ripresa dei rapporti materiali e spirituali, caratteristici della vita coniugale».
Nel caso di specie, infatti, gli Ermellini ritengono che le circostanze accertate in sede di merito dimostrano che manca la ricostruzione della comunione spirituale e materiale richiesta ai fini dell'affectio maritatis.

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