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7 giugno 2021
Non basta la matrice dell’assegno per provare l’estinzione di un debito, ma…

É necessaria anche la prova dell'incasso. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione nell'ordinanza in commento, contestando la rilevanza della matrice dell'assegno ai fini della prova del pagamento.

La Redazione

Un avvocato proponeva domanda di pagamento dei compensi per le prestazioni professionali svolte in favore del resistente e quest'ultimo eccepiva l'estinzione di tale debito. Il Tribunale di Milano accoglieva la richiesta del professionista e rigettava l'eccezione in quanto provata attraverso la sola produzione in giudizio delle matrici degli assegni.
Il cliente propone ricorso in Cassazione, sostenendo che spettava al creditore provare che gli assegni ricevuti fossero riferibili ad altre prestazioni rese dal professionista.

Nella disamina del caso in oggetto, la Corte di Cassazione ribadisce che, sebbene di regola spetti al professionista provare l'esistenza del credito quando sostiene che la somma di denaro corrispostagli estingue un debito diverso da quello eccepito, esiste tuttavia un'eccezione quando l'estinzione del debito è fatta valere in giudizio per effetto di un assegno. In questo specifico caso, il debitore deve dimostrare «il collegamento tra il debito azionato ed il successivo debito cartolare, con la conseguente estinzione del primo per effetto della dazione di assegno». Ma non basta: l'estinzione del debito non si perfeziona con la mera produzione delle matrici dell'assegno, ma è necessaria anche la prova dell'incasso da parte del creditore. Secondo la giurisprudenza, infatti, il debito è estinto «nel momento dell'effettiva riscossione della somma portata a titolo, poiché la consegna dello stesso deve considerarsi effettuata, salva diversa volontà delle parti, “pro solvendo”».

Per questi motivi, la matrice dell'assegno esibito del debito non ha alcuna rilevanza ai fini della prova del pagamento e pertanto, con l'ordinanza n. 15709 del 4 giugno 2021, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso.
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