Home
Network ALL-IN
Quotidiano
Specializzazioni
Rubriche
Strumenti
Fonti
2 febbraio 2022
Pena pecuniaria in sostituzione al carcere: troppi 250 euro al giorno

Secondo la Corte Costituzionale, una quota giornaliera così alta trasformerebbe la possibilità di convertire in pecuniaria una pena detentiva in un privilegio per i condannati abbienti.

La Redazione

 

Con la sentenza n. 28 del 1° febbraio 2022, la Corte Costituzionale ha dichiarato parzialmente incostituzionale l'art. 53, secondo comma, L. n. 689/1971, ritenendo che i 250 euro al giorno, previsti, debbano essere sostituiti con i 75 euro già previsti dalla normativa in materia di decreto penale di condanna.

Secondo la Corte, «una quota giornaliera minima di 250 euro è ben superiore a quella che la gran parte delle persone che vivono oggi nel nostro Paese sono ragionevolmente in grado di pagare, in relazione alle proprie disponibilità reddituali e patrimoniali».
Moltiplicata poi per il numero di giorni di pena detentiva da sostituire, questa quota conduce a risultati estremamente onerosi: emblematico è il caso esaminato dal Tribunale di Taranto, per cui una violenza privata (realizzata mediante il parcheggio di un'auto davanti al passo carraio della persona offesa) sanzionata con la pena concordata dalle parti di tre mesi di reclusione condurrebbe a una pena pecuniaria sostitutiva di ben 22.500 euro, una somma più alti dei suoi redditi annui.

Sulla questione, la Corte ha rilevato che, «se l'impatto di pene detentive della stessa durata è, in linea di principio, uguale per tutti i condannati, non altrettanto per le pene pecuniarie». Si pensi, ad esempio ad una multa di mille euro: essa può risultare più o meno afflittiva a seconda delle disponibilità di reddito del singolo reo. In questo senso, la norma censurata viola il principio di eguaglianza, poiché il giudice dovrebbe sempre avere la possibilità di adeguare la pena pecuniaria alle reali condizioni economiche del condannato, al fine di evitare che la stessa risulti sproporzionata.

Nell'ottica della finalità rieducativa della pena, la Consulta rileva inoltre che «un coefficiente di conversione così elevato ha determinato, nella prassi dei Tribunale, una drastica compressione della sostituzione della pena pecuniaria, che è invece uno strumento prezioso per evitare, per un reato di modesta gravità, si finisce in carcere, con effetti più criminogeni che risocializzanti».

La Corte conclude che «solo una disciplina della pena pecuniaria in grado di garantirne una misura proporzionata alla gravità del reato e alle condizioni economiche del reo, nonché la sua effettiva riscossione, può costituire una seria alternativa alla pena detentiva, così come di fatto accade in molti altri Paesi».