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7 febbraio 2022
Cohousing e residenza assistita per anziani: quali differenze?

Il TAR Lazio risponde alla domanda, precisando le direttrici a cui si ispira il fenomeno (non normato) del cohousing e le differenze rispetto alla residenza assistita quando i soggetti coinvolti siano persone anziane.

La Redazione

Il cohousing rappresenta un fenomeno spontaneo di aggregazione, cioè una forma non regolamentata di convivenza tra persone che, prive di qualsivoglia vincolo, scelgono di risiedere presso un'unica unità immobiliare della quale condividono gli spazi comuni.
Tale fenomeno si caratterizza in quanto persegue finalità specifiche, quali l'incoraggiamento alla socialità, l'aiuto reciproco, la riduzione della complessità della vita e la sua organizzazione con conseguente riduzione dello stress e dei costi di gestione delle attività quotidiane.
Proprio per tale ragione, non rientra in tale concetto la residenza di persone anziane finalizzata in tutto o in parte a consentire l'erogazione di prestazioni assistenziali e di sostegno, essendo la convivenza intermediata da un'organizzazione terza che si fa carico di erogare tali prestazioni.

Ciò è quanto emerge dalla sentenza del TAR Lazio n. 1286 del 3 febbraio 2022, con la quale si precisa che il fenomeno del cohousing può essere ricondotto all'istituto civilistico della comunione. Di conseguenza, qualora i cohouser siano persone anziane, per distinguere la fattispecie ordinaria di residenza assistita occorrerà fare riferimento all'equilibrio complessivo tra le obbligazioni dedotte nel contratto.
Qualora esse siano riconducibili esclusivamente ovvero principalmente alla regolazione delle spese comuni allora potrà identificarsi una forma di cohousing, derivandone l'inapplicabilità delle disposizioni vertenti sulle autorizzazioni e sui requisiti previsti dalla normativa regionale sulle residenze.