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10 giugno 2022
Il principio di esigibilità in materia di infortuni sul lavoro

Il conferimento di una specifica attività di consulenza in tema di sicurezza a soggetto specializzato implica la verifica dell'eventuale complessità della scelta di DIP idonei onde poter dedurre la conoscenza o la conoscibilità di questi ultimi da parte del datore di lavoro.

La Redazione

La Corte d'Appello di Torino confermava la decisione emessa dal Giudice di primo grado con la quale l'imputato era stato condannato per il reato di cui all'art. 590, comma 3, c.p. commesso in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Nello specifico, egli, nelle vesti di datore di lavoro, non aveva messo a disposizione del dipendente i guanti idonei necessari per l'espletamento della sua mansione.
Contro tale pronuncia, l'imputato propone ricorso per cassazione lamentando, tra le altre cose, il fatto che la Corte lo avesse ritenuto colpevole alla stregua di una responsabilità oggettiva in quanto aveva ravvisato la colpa in virtù della mera causazione dell'evento, senza svolgere l'ulteriore valutazione in merito alla possibilità di rimproverare allo stesso di non aver scelto guanti inidonei nonostante l'attività di consulenza resa sul punto da una società specializzata.

 

Con la sentenza n. 22628 del 10 giugno 2022, la Corte di Cassazione accoglie il suddetto motivo di ricorso, osservando come dall'apparato motivazionale della decisione impugnata non emerga nulla in relazione all'effettiva rimproverabilità della condotta del ricorrente sul piano soggettivo.
A tal proposito, gli Ermellini richiamano il principio di esigibilità, affermando che la colpa ha un profilo oggettivo (la condotta) e uno di natura soggettiva (connesso alla possibilità dell'agente di osservare la regola cautelare). Ora, il rimprovero colposo si riferisce alla realizzazione di un fatto di reato che poteva evitarsi osservando le norme cautelari violate.
In tal senso, il profilo soggettivo della colpa viene individuato nella facoltà dell'agente di rispettare la regola cautelare, cioè nell'esigibilità della condotta dovuta, aspetto che può collocarsi nell'ambito della colpevolezza.
In sostanza, il tentativo è quello di personalizzare il rimprovero dell'agente mediante una doppia misura del dovere di diligenza.
Ciò posto, nel caso di specie il conferimento di un'attività di consulenza nel settore della sicurezza, anche se non opera in termini di delega di funzioni, implica l'accertamento dell'esistenza della concreta possibilità dell'agente di uniformarsi alla regola cautelare che ha violato.
Ne consegue l'annullamento della sentenza impugnata e la pronuncia del seguente principio di diritto: «In tema di infortuni sul lavoro, il conferimento da parte del datore di lavoro di una effettiva e specifica attività di consulenza nel settore della sicurezza, a soggetto con esperienza e specializzazione in esso, volta a integrare il bagaglio di conoscenze al fine precipuo di raggiungerne il livello adeguato alla gestione dello specifico rischio, implica la verifica dell'ampiezza e della specificità dell'oggetto della consulenza e, quindi, dell'eventuale particolare complessità della scelta degli specifici idonei dispositivi di protezione onde poter dedurre la conoscenza o la conoscibilità di questi ultimi da parte del datore di lavoro».

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