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26 luglio 2022
Diritto di cittadinanza: la morte del coniuge italiano durante il procedimento non impedisce il riconoscimento del diritto

Irragionevole la norma che nega il diritto ad ottenere la cittadinanza allo straniero o all'apolide sposato con un cittadino italiano a causa della morte di quest'ultimo verificatasi durante il procedimento per il riconoscimento del suo diritto.

La Redazione

Con la sentenza n. 195 del 26 luglio 2022, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 5 L. n. 91/1992 con riferimento all'art. 3 Cost., nella parte in cui non esclude dall'elenco delle cause ostative al riconoscimento del diritto di cittadinanza la morte del coniuge del richiedente sopravvenuta durante i termini previsti ai fini della conclusione del procedimento di cui all'art. 7, comma 1, della stessa Legge.
La Consulta ha evidenziato che è irragionevole negare la cittadinanza allo straniero o all'apolide sposato con un cittadino italiano e rimasto vedovo a seguito della presentazione della relativa istanza ma prima della definizione del procedimento, essendo la morte un evento indipendente dalla sfera di controllo dell'istante, oltre che dalla ragion d'essere dell'attribuzione della cittadinanza.
Se la morte fa venir meno il vincolo coniugale, infatti, essa non recede altresì le tutele privatistiche e pubblicistiche che trovano fondamento nell'avere fatto parte di una comunità familiare basata sulla solidarietà coniugale, non potendo dunque negare la spettanza di diritti come quello ad ottenere la cittadinanza quando siano maturati i termini prescritti dalla Legge, ovvero 2 anni di matrimonio se i coniugi hanno residenza in Italia e 3 anni di matrimonio se essi risiedono all'estero, termine che viene dimezzato in presenza di figli.

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