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14 ottobre 2022
La Consulta dice no all’obbligo per le Camere di commercio di riversare i risparmi di spesa al bilancio dello Stato
Sebbene sia appropriata la scelta legislativa di imporre regole di contenimento della spesa in periodi di crisi, non altrettanto si può affermare per l'obbligo di riversare al bilancio dello Stato i risparmi così ottenuti.
La Redazione
Con la sentenza n. 210 depositata il 14 ottobre, la Corte costituzionale ha ritenuto irragionevole l'applicazione delle disposizioni che obbligano le Camere di commercio a riversare al bilancio dello Stato i risparmi derivanti dalle regole di contenimento della spesa, vanificando, così, lo sforzo sostenuto dalle stesse nel conseguire quei risparmi.
 
Già a decorrere dall'anno 2017, l'entità del diritto camerale che le imprese corrispondono alle Camere di commercio è stata oggetto di riduzione da parte del legislatore in maniera crescente fino ad arrivare al cinquanta per cento. 
Tale riduzione, in aggiunta all'obbligo di riversare al bilancio dello Stato i risparmi derivanti dalle norme di contenimento - peraltro giuste in periodi di crisi, ed al fatto che le Camere di commercio, essendo autonome da un punto di vista finanziario, non possono ottenere aiuti di Stato o interventi di ripianamento del deficit, ha inciso in maniera sempre più gravosa sui bilanci, rendendo i sacrifici imposti dalle disposizioni censurate non più sostenibili e incompatibili con i dettami costituzionali.