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23 settembre 2025
Il Tribunale di Torino boccia il ricorso scritto con l’intelligenza artificiale

Per la prima volta il Giudice italiano censura il comportamento dell'avvocato condannandolo a pagare 500 euro in favore di ciascuna parte contrattuale sul rilievo che l'atto manifestamente infondato è ricco di citazioni normative e giurisprudenziali astratte, prive di ordine logico e in larga parte inconferenti.

di La Redazione

Tizio proponeva opposizione all'ingiunzione di pagamento per circa 26mila euro contestandone la validità per una varietà di motivi tra cui: decadenza, incompetenza territoriale, vizi di notifica, mancanza di calcolo interessi, prescrizione.

Il Tribunale di Torino esamina tutte le doglianze formulate dal ricorrente e le dichiara infondate.

Vi è di più: il Giudice osserva che il ricorso contiene una mera elencazione di precedenti giurisprudenziali senza alcuna allegazione concretamente riferibile alla situazione oggetto del giudizio. Per questo motivo, condanna la parte attrice al pagamento della somma di euro 500 in favore di ciascuna delle parti convenute ex art. 96, c. 3, c.p.c..
Secondo il Tribunale, il ricorrente «ha agito in giudizio con malafede o, quantomeno con colpa grave, dal momento che ha proposto opposizione nei confronti di avvisi di addebito che le erano stati tutti notificati in precedenza, già oggetto di plurimi atti di esecuzione anch'essi tutti regolarmente notificati ed ha svolto - tramite un ricorso redatto "col supporto dell'intelligenza artificiale", costituito da un coacervo di citazioni normative e giurisprudenziali astratte, prive di ordine logico e in larga parte inconferenti».

Con sentenza del 16 settembre 2025, la sezione Lavoro del Tribunale torinese rigetta il ricorso.

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