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29 settembre 2022 Deontologia forense
L’avvocato che pretende il pagamento dei compensi con minacce ed aggressioni commette un illecito disciplinare grave

Nel caso in esame il CNF ha ritenuto congrua la sanzione disciplinare della sospensione dall'esercizio della professione per due mesi.

di La Redazione
Ad esito dell'istruttoria dibattimentale, il Consiglio Distrettuale di Disciplina dichiarava un avvocato responsabile delle infrazioni addebitategli ed irrogava nei suoi confronti la sanzione della sospensione per mesi due. 
 
Nello specifico, al professionista era stato contestato, tra più violazioni del Codice deontologico, di aver preteso a due fratelli con minacce, aggressioni fisiche e verbali il versamento di ingenti somme di denaro nonché la consegna di capi di abbigliamento, a titolo di acconto sulle prestazioni professionali svolte nei loro confronti. Secondo la ricostruzione dei fatti, il professionista, una volta troncato il rapporto professionale con uno dei due uomini (amministratore di fatto di una s.r.l.), non aveva provveduto ad inviare la parcella per l'attività svolta, bensì si era presentato presso il negozio di abbigliamento dell'ex cliente chiedendo somme in danaro. Richieste che col tempo erano diventate sempre più insistenti, al punto che lo stesso, dopo le minacce ricevuto dal fratello, era stato costretto ad allertare la polizia ed a denunciare il professionista per estorsione.
 
Contro tale decisione, l'incolpato propone ricorso dinnanzi al Consiglio Nazionale Forense lamentando l'insufficienza della motivazione, per avere il CDD fatto unicamente riferimento alle argomentazioni addotte dall'esponente ed al conteggio da questi depositato, nonché proponendo una diversa ricostruzione dei fatti.
 
In risposta alla censura, con sentenza n. 71 del 23 maggio 2022, il CNF rigetta il ricorso presentato.
 
Dall'istruttoria dibattimentale espletata nel caso di specie dal CDD si evince che l'incolpato di non ha mai dato contezza di quelle che erano effettivamente le sue spettanze a seguito dell'attività svolta nell'interesse del cliente esponente, limitandosi solamente a riferire di averne maturato diversi milioni e di aver ricevuto circa € 15.000,00 e cinque o sei vestiti di sottomarca a stagione. Viceversa, anche dall'ascolto dei testi, è emerso che il professionista si è sempre limitato a generiche pretese circa il suo compenso, e che in più occasioni ha preteso somme di danaro e le ha ottenute utilizzando modi di fare e comportamenti non consoni a chi esercita la professione forense.
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