Home
Network ALL-IN
Quotidiano
Specializzazioni
Rubriche
Strumenti
Fonti
5 ottobre 2022 Avvocati
La minaccia di azioni sproporzionate e vessatorie alla controparte costituisce illecito deontologico

Specie se volte esclusivamente ad intimidire la controparte prefigurandole conseguenze nefaste, tanto più se esse sono giuridicamente infondate ovvero improbabili.

di La Redazione

Il CDD avviava un procedimento disciplinare a carico dell'avvocato al quale era stato addebitato il fatto di aver tratto in errore la società avanzando una domanda risarcitoria per asseriti danni biologici derivanti dall'uso di un determinato prodotto con lo scopo di ottenere una proposta stragiudiziale per evitare il giudizio. Al termine del procedimento, il CDD sanzionava l'avvocato con la sospensione dall'esercizio della professione per 6 mesi, considerando che il legale aveva notificato la citazione a giudizio accompagnata dalla minaccia alla società di un'azione vessatoria e palesemente priva di qualsiasi presupposto, senza indicare tra le altre cose nemmeno la data e il luogo di acquisto del prodotto.
Contro la decisione del CDD, l'avvocato propone ricorso dinanzi al Consiglio Nazionale Forense.

Con la sentenza n. 97 del 13 giugno 2022, il CNF rigetta il ricorso dichiarandolo infondato.
Il CNF ha ricordato che ai fini della responsabilità disciplinare non è richiesto alcun dolo specifico né generico, essendo sufficiente la suitas quale piena e consapevole manifestazione della volontà di porre in essere una sequenza causale che potrebbe in astratto dar vita ad effetti diversi da quelli voluti.
Ciò posto, il CNF condivide quanto affermato dal CDD, secondo cui l'obiettivo perseguito dall'art. 65, comma 1, CDF è quello di prevenire la comminatoria di iniziative spropositate e vessatorie, rappresentando un'attività legittima un illecito deontologico quando sproporzionata rispetto allo scopo, al punto da risultare vessatoria per la controparte. Avendo il CDD ritenuto la ricorrenza di tali caratteri nel caso concreto, a causa della notificazione di una citazione a giudizio per una richiesta risarcitoria che risultava palesemente infondata e temeraria, il CNF conclude rigettando il ricorso.

Il tuo sistema integrato di aggiornamento professionale
Non sei ancora abbonato?
Non sei ancora abbonato?