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6 dicembre 2023 Deontologia forense
Rischia un procedimento disciplinare l’avvocato che agevola comportamenti illeciti del suo cliente detenuto
Nel caso di specie, al professionista è stato contestato di aver favorito il proprio assistito detenuto in carcere durante un colloquio, consentendogli un contatto visivo con persona non autorizzata.
di La Redazione
Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di una Casa Circondariale notificava un esposto al COA contestando ad un avvocato di aver favorito, con la sua condotta, un detenuto suo assistito, consentendogli un contatto visivo con persona non autorizzata. In particolare, era stato dedotto che il professionista, durante un colloquio in carcere con un proprio assistito detenuto, gli aveva mostrato “un telefono cellulare con l'immagine di una donna”, asseritamente per una comunicazione a distanza con una sua familiare, in assenza di autorizzazione dell'Amministrazione penitenziaria.
Il CDD, ricevuto l'esposto, riteneva condivisibili le difese dell'incolpato, atteso che, in assenza di una specifica procedura supportata da apposito riferimento normativo, l'aver mostrato il familiare chiamante al detenuto non integrava condotta riprovevole sotto il profilo deontologico. La segnalazione veniva dunque archiviata.
Contro questa decisione, presenta ricorso il COA evidenziando che la decisione del CDD andrebbe riformata in quanto “leggera e non condivisibile” e frutto di grandi carenze valutative.
Con sentenza n. 200 dell'11 ottobre 2023, dichiara la censura fondata.
Va infatti sottoposto a procedimento disciplinare l'avvocato che agevoli o renda possibile la violazione delle norme dettate dal regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario e delle relative disposizioni operative rese dall'amministrazione penitenziaria, specie da parte del proprio assistito in vinculis.
Nel caso di specie, il detenuto si è giovato di un colloquio a distanza per il tramite del telefono mobile del proprio difensore, senza però, che tale colloquio fosse stato in alcun modo autorizzato e senza che vi sia certezza alcuna in ordine al soggetto con cui il detenuto è stato messo in contatto. Il ricorso va pertanto accolto e gli atti rinviati al CDD.