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12 aprile 2024 Deontologia forense
Radiato dall’Albo l’avvocato condannato per corruzione in atti giudiziari
Il CNF ritiene giusta la sanzione più grave della radiazione dall’Albo, in quanto episodi corruttivi gravi ledono l’immagine e la dignità dell’intero ceto forense.
di La Redazione
Un avvocato, condannato per corruzione in atti giudiziari in concorso con magistrati ed appartenenti ad uffici giudiziari (vicenda che ha avuto gran eco mediatica ed allarme sociale), è stato incolpato per essere venuto meno ai doveri di probità e decoro professionale. Ad esito del procedimento disciplinare, il CDD ha comminato al professionista la più grave sanzione della radiazione dall'Albo.
L'avvocato presenta ricorso contro questa decisione, deducendo la violazione del principio di proporzionalità e adeguatezza della sanzione.
Con sentenza n. 26 del 23 febbraio 2024, il CNF respinge il ricorso.
La decisione del CCD ha puntualmente motivato in ordine alla congruità della radiazione applicata al ricorrente, ritenendo che le sue azioni abbiano “gravemente compromesso la propria reputazione e la dignità professionale”.
E tale statuizione va qua confermata. È evidente che i comportamenti tenuti dall'incolpato, che hanno avuto amplissimo eco mediatico e suscitato allarme sociale, abbiano leso l'immagine e la dignità dell'intero ceto forense. Oltre ad essere totalmente in contrasto con il giuramento e l'impegno solenne ex art. 8 L. n. 247/2012 , rendono con evidenza incompatibile la permanenza nell'Albo, indipendentemente dal comportamento più o meno collaborativo tenuto in sede penale e da qualsiasi bilanciamento tra sanzione penale e sanzione deontologica. Può, dunque, ritenersi giustificata l’applicazione della sanzione disciplinare piu` grave.