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25 novembre 2022
Eliminazione della violenza contro le donne: a che punto siamo?

Il fenomeno della violenza contro le donne e della violenza domestica assume anche quest'anno un'ampia portata: di seguito le ultime iniziative intraprese a livello nazionale e le pronunce più recenti della Corte EDU sul tema.

La Redazione

La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 e si celebra il 25 novembre.

Anche quest'anno sono numerose le iniziative intraprese e non è mancato l'intervento del Capo Governo, Giorgia Meloni, che durante l'evento “Non più sole - La drammatica attualità della violenza contro le donne” tenutosi alla Camera il 22 novembre, ha fatto giungere un videomessaggio ove, tra le altre cose, ha illustrato le azioni dell'Esecutivo in proposito:

citazione

«Questo Governo è e sarà sempre in prima linea per combattere la violenza sulle donne e la terribile piaga del femminicidio. C'è molto lavoro da fare e intendiamo portarlo avanti a 360 gradi, incentrando il nostro impegno su tre pilastri d'azione: prevenzione, protezione e certezza della pena. Questo Esecutivo rifinanzierà i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio; ci impegneremo per attuare la legge 53 del 2022 sulla raccolta dei dati statistici sulla violenza contro donne, che ancora necessita dei decreti attuativi e di attività tecniche. È fondamentale un quadro quanto più dettagliato possibile per costruire politiche efficaci di prevenzione e contrasto, risolvendo le criticità, monitorando il fenomeno e stimando anche la parte sommersa dei diversi tipi di violenza.

 

Faciliteremo l'adozione di protocolli e migliori pratiche nei Tribunali per un'applicazione sempre più efficace della normativa sul “codice rosso”. Lavoreremo per garantire la certezza della pena, per potenziare le misure di protezione delle vittime e rafforzare il ricorso allo strumento dei braccialetti elettronici, che spesso non vengono applicati perché semplicemente non ce ne sono. Investiremo sulla formazione degli operatori - Forze dell'Ordine, magistrati, avvocati, medici, assistenti sociali, docenti e personale sanitario - e sulla cooperazione tra le diverse figure professionali per trovare le soluzioni più adeguate al singolo caso concreto e gli interventi più efficaci per proteggere gli eventuali minori coinvolti. Ci impegneremo in apposite campagne di sensibilizzazione e informazione per far conoscere alle donne gli strumenti di assistenza ai quali possono rivolgersi: dai Centri Antiviolenza e dalle Case Rifugio al numero verde 1522. Così come intendiamo rafforzare il Piano anti-tratta per un'azione più incisiva a difesa e protezione delle vittime».

A fronte di ciò, il 24 novembre a Montecitorio sono state approvate le mozioni sulla violenza contro le donne, che impegnano l'Esecutivo a proseguire le politiche di contrasto alla violenza nei confronti delle donne e alla violenza domestica nelle vesti di prioritarie azioni di Governo, mentre l'Assemblea di Palazzo Madama ha approvato i DDL sull'istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio, la cui parola passerà ora alla Camera.

Lo stesso giorno è stata presentata la Relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta sul femminicidio della XVIII legislatura: istituita nel 2018, la Commissione ha avviato i lavori nel 2019 svolgendo indagini e approfondimenti atti a comprendere le reali dimensioni del fenomeno nel nostro Paese e verificando allo stesso tempo la congruità degli strumenti normativi in vigore volti a tutelare le vittime e gli eventuali minori coinvolti. Inoltre, la Commissione si è occupata di verificare i progetti educativi e i piani antiviolenza esistenti, i quali sono fondamentali per un contrasto effettivo del fenomeno. La relazione si suddivide, nello specifico, in tre parti:

precisazione

  • Prevenzione e protezione, soffermandosi sulla formazione scolastica e quella universitaria, oltre che sulla formazione degli operatori e sul ruolo dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Nella stessa parte, poi, si delineano i percorsi trattamentali per gli uomini autori di violenza, si illustrano le linee guida nazionali e regionali per le aziende sanitarie e ospedaliere e si discorre della vittimizzazione secondaria delle madri e dei loro figli;
  • Punizione, soffermandosi sui numeri e sullo scenario delle mutilazioni genitali femminili;
  • Indirizzi e policies, con le proposte in materia.
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha posto invece l'attenzione sull' "Osservatorio permanente sull'efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica", il cui compito è quello di dar vita a un dialogo costante con gli Uffici giudiziari allo scopo di monitorare il fenomeno, anche mediante l'estrazione di dati statistici e giudiziari, i quali sono essenziali per proporre ulteriori strumenti normativi in materia. Come ha affermato il Ministro:

citazione

«La cronaca quotidiana ci conferma drammaticamente che troppo spesso le norme da sole non bastano ad evitare una escalation di violenza fino al femminicidio, ma capire se e cosa non funziona è il nostro obiettivo e il nostro dovere».

A livello sovranazionale, di grande interesse è il documento presentato dal Comitato Pari Opportunità del Consiglio Direttivo presso la Corte di Cassazione insieme al Gruppo di lavoro per l'attuazione dei Protocolli con la CGUE e con la Corte EDU in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che evidenzia i passi avanti fatti dall'Italia nell'ottica di prevenire e di lottare contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, adottando un apparato normativo riconosciuto come adeguato dalla Corte EDU ma che deve andare di pari passo con il massimo impegno da parte di tutti e con percorsi educativi e di formazione riservati ai soggetti istituzionali coinvolti.
Nel documento si raccolgono, in particolare, le sentenze della Corte EDU nei confronti dell'Italia negli ultimi anni, a partire dal 2017 ad oggi.
Si ricorda, ad esempio, la sentenza della Corte EDU Landi c. Italia del 7 aprile 2022, con la quale è stata riconosciuta la violazione dell'art. 2 CEDU da parte dello Stato italiano per non avere i giudici nazionali attuato alcuna misura preventiva volta a scongiurare le minacce e condotte aggressive che la ricorrente e i figli subivano da ormai molto tempo da parte del marito e padre, minacce e condotte aggressive che si erano poi trasformate in veri e propri episodi di violenza conclusisi tragicamente con il tentato omicidio della donna e con l'uccisione di uno dei figli.
Ancora, la sentenza della Corte EDU De Giorgi c. Italia del 16 luglio 2022, con la quale è stato ritenuto che l'inadempimento dello Stato agli obblighi positivi di protezione delle vittime di violenza emersa in ambito familiare può integrare una violazione dell'art. 3 CEDU quando le condotte dell'autore siano gravi al punto da creare uno stato perdurante di sofferenza fisica e psicologica nelle vittime. Di particolare interesse è, poi, l'individuazione di tali obblighi positivi che incombono sullo Stato in relazione alla violenza domestica:

precisazione

  • Necessità di predisporre un apparato normativo idoneo a consentire un'efficace protezione;
  • Necessità di predisporre misure operative astrattamente idonee a garantire un tempestivo intervento;
  • Necessità di intervenire in concreto in modo immediato ed efficace a tutela delle vittime con l'applicazione di misure cautelari adeguate, correlate agli esiti della valutazione del rischio rilevato.

Da ultimo, la sentenza della Corte EDU I.M. c. Italia del 10 novembre 2022, con la quale si censura l'operato delle autorità giudiziarie minorili italiane sotto diversi aspetti.

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