Secondo i querelanti, il colosso svedese commercializzava una collezione come “sostenibile” o “rispettosa dell'ambiente” attraverso una pubblicità falsa e ingannevole.
Vittoria per H&M nell'azione legale collettiva per il suo presunto piano di greenwashing dei suoi articoli di fast fashion. La controversia è iniziata circa un anno fa, quando i querelanti sostenevano che i prodotti della collezione Conscious commercializzati come "sostenibili" o "rispettosi dell'ambiente” non lo erano affatto in quanto contenente «una percentuale più alta di materiali sintetici – come il poliestere riciclato – rispetto alla collezione principale». Pertanto la collezione incriminata era in contrasto con le leggi statali della California e del Missouri.
Il Tribunale distrettuale degli Stati Uniti si è schierato con il colosso svedese precisando che, sebbene i querelanti affermino che l'etichettatura e la pubblicità incentrata sulla collezione Conscious sia «falsa, fuorviante e ingannevole [perché] induce i consumatori a pensare che i prodotti sono più sostenibili», tuttavia H&M «non dichiara che i suoi prodotti siano 'sostenibili' o addirittura 'più sostenibili' suoi concorrenti. Piuttosto, H&M afferma che i suoi capi della collezione Conscious contengono “materiali più sostenibili” e che la linea include “i suoi prodotti più sostenibili"».
Nello specifico, la Corte ha osservato che in realtà H&M dice ai suoi consumatori che «la moda ha un enorme impatto sull'ambiente e che le uniche tendenze che vale la pena seguire [sono] il riciclaggio e la riparazione dei vestiti». Pertanto, un consumatore ragionevole non sarebbe indotto a pensare che l'acquisto di qualsiasi nuovo capo di abbigliamento (anche dalla linea Consciouschoice) sia “rispettoso dell'ambiente”.
Rigettate anche le affermazioni dei querelanti relative alla percentuale di materiali sostenibili utilizzati nei prodotti Consciouschoice: secondo il Tribunale, «quelle percentuali sono accurate ed è incontestabile che l'uso di tali materiali è più vantaggioso per l'ambiente rispetto all'uso di controparti vergini o non organiche».