La società sarà sotto l'occhio dell'ACM olandese per i prossimi due anni.
L'Autorità olandese per i consumatori e i mercati (ACM) ha avviato un'indagine all'esito della quale è emerso che il colosso del fast fashion H&M si era impegnata nel greenwashing utilizzando affermazioni poco chiare sulla sostenibilità o comunque non sufficientemente comprovate. Dal canto suo, H&M ha accettato di astenersi dal fare affermazioni di tal genere sui propri prodotti e di adeguare quelle già in essere, in modo particolare, nelle campagne pubblicitarie sulla sua Conscious Collection, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di porre in essere pratiche ingannevoli in tal senso.
Per questa ragione, l'ACM ha dichiarato che si impegnerà a monitorare le affermazioni pubblicitarie di H&M per i prossimi 2 anni, non optando per una penalizzazione sotto il profilo pecuniario, considerando che la società ha promesso di donare 500mila euro alle organizzazioni indipendenti che lavorano per il raggiungimento di obiettivi sostenibili.
Nel frattempo, continua la causa intentata da Chelsea Commodore sulle schede di valutazione ambientale utilizzate da H&M per pubblicizzare alcuni prodotti “sostenibili”, essendo l'accusa quella di utilizzare informazioni false che mal si conciliano con i dati sottostanti al solo scopo di colpire i consumatori eco-consapevoli.