L'oggetto
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Maltrattamenti - Comunità per anziani. |
La normativa
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Art. 572 c.p.. |
La disciplina
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L'art. 572, comma 1, c.p. prevede che chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o di un'arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Il legislatore ha inteso tutelare l'integrità psico-fisica di persone facenti parte di contesti familiari o para-familiari. Trattasi di reato proprio, in quanto può essere commesso solamente da persone avvinte da un particolare vincolo nei confronti del soggetto passivo. La norma si fonda infatti sulla centralità che assume lo stabile vincolo affettivo ed umano da proteggere contro fenomeni di sopraffazione. Esso può discendere, oltre che da un rapporto familiare, anche da un rapporto di autorità, derivante dallo svolgimento di una professione, di un'arte ovvero da rapporti di cura e di custodia. |
La notizia giuridica
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- L'operazione svolta sul territorio condotta dai Finanzieri, nei confronti di una struttura socio-assistenziale, ha permesso di portare alla luce allarmanti episodi di maltrattamento, fisico e psicologico, ai danni degli anziani ospiti della struttura residenziale. In particolare, l'attività investigativa ha consentito di acquisire elementi probatori a carico della responsabile e coordinatrice dei servizi socio assistenziali erogati all'interno della struttura, per la quale è stato ipotizzato – fatta salva la presunzione di innocenza nei confronti dell'indagata sino alla conclusione definitiva dell'iter processuale – il reato di maltrattamenti, aggravato dalla circostanza dell'aver commesso il fatto in danno di persone ospitate presso strutture socioassistenziali, attraverso l'utilizzo reiterato di metodi di vessazione fisica e psicologica, nei confronti degli anziani ivi ricoverati, costretti a vivere in uno stato di costante soggezione e paura, oltre che di disagio psico-fisico.
- Le investigazioni svolte hanno consentito di raccogliere e ricostruire elementi probatori in ordine a gravi comportamenti, come ad esempio la somministrazione di farmaci in modo superficiale e non aderente alla corretta terapia, invertendo talvolta i programmi terapeutici, al fine di tacitare i degenti, oppure la minaccia di essere legati e strattonati al fine di far cessare le lamentele, o ancora, il disinteresse per le richieste di soddisfacimento di bisogni primari ed essenziali, quali l'alimentazione, la necessità di essere lavati o di usufruire dei servizi igienici.
- Alla luce del grave quadro indiziario, il G.I.P. del Tribunale di Latina, ha emesso nei confronti della responsabile e coordinatrice dei servizi socio-assistenziali il richiamato provvedimento cautelare al fine di far cessare le gravi condotte.
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Considerazioni
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Come emerso dal Comunicato Stampa del 7 dicembre 2023, l'operazione, denominata Senex, ha portato alla luce «allarmanti episodi di maltrattamento, fisico e psicologico, ai danni degli anziani ospiti della struttura residenziale». Una struttura per la quale le famiglie degli ospiti hanno pagato in media tra i 1000 e i 1500 euro al mese. |
Precedenti giurisprudenziali
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Come precisato in giurisprudenza, in caso di maltrattamenti integrati dall'abitualità delle condotte vessatorie in danno di soggetti ospitati in una comunità (nella specie, il reato era stato contestato per condotte riguardanti gli anziani ricoverati presso una Residenza sanitaria assistenziale - Rsa) il reato può dirsi ravvisato anche quando le condotte vessatorie attingano indistintamente la platea dei soggetti passivi, senza che rilevino specifici atti di sopruso posti in essere ai danni dei singoli. Pertanto può non essere rilevante, né necessario accertare quale sia il soggetto passivo che di volta in volta sia vittima di abusi. Peraltro, non si può certamente prescindere dall'accertamento sul chi, dal lato attivo, abbia posto in essere atti di prevaricazione e sopruso (Cass. pen., sez. VI, 27 settembre 2021, n. 35591). Dunque, il delitto di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 del Codice penale si configura allorquando l'agente non si limiti a sporadici episodi di violenza, ma sottoponga i soggetti passivi ad una serie di sofferenze fisiche e morali in maniera tale da far ritenere i singoli episodi uniti tanto da un legame di abitualità quanto da un'unica intenzione criminosa (Trib. Pen. Campobasso 30 settembre 2014, n. 716). |