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23 maggio 2025
Niente PMA per le donne single

Secondo la Corte costituzionale, la scelta del Legislatore di non consentire l'accesso alla PMA alle donne single limita l'autodeterminazione orientata alla genitorialità in maniera non manifestamente irragionevole e sproporzionata.

di La Redazione

Con sentenza n. 69 depositata ieri, la Consulta ha ritenuto non fondate le questioni di legittimità costituzionale che erano state sollevate sull'art. 5 della L. n. 40/2004, nella parte in cui non consente alla donna singola di accedere alla PMA.

Secondo la Corte, «la scelta legislativa di non consentire alla donna singola di accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) limita l'autodeterminazione orientata alla genitorialità in maniera non manifestamente irragionevole e sproporzionata».

Posto che la disciplina dell'accesso alla PMA presenta rilevanti implicazioni bioetiche e incisivi riflessi sociali sui rapporti interpersonali e familiari, la Corte ha stabilito come unico limite alla discrezionalità del Legislatore la manifesta irragionevolezza e sproporzione alla luce degli interessi coinvolti.
Nell'attuale assetto normativo, la Corte ritiene che il divieto di consentire alla donna di accedere da sola alla PMA trova una giustificazione nel principio di precauzione a tutela dei futuri nati. È, infatti, nel loro interesse che il Legislatore ha ritenuto «di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, esclude la figura del padre».
Ciononostante, la Corte ha ribadito che non sussistono ostacoli costituzionali a un'eventuale estensione, da parte del Legislatore, dell'accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale.

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