L'esplosione dell'emergenza sanitaria ha portato alla ribalta il tema del lavoro da remoto nelle sue più variegate accezioni: Smart Working o lavoro agile, telelavoro e lavoro a distanza sono tutte forme di esecuzione della prestazione lavorativa fuori dai locali aziendali. 

L'adozione del lavoro agile in modalità semplificata, ovvero quella prevista dall'art. 90, commi 3 e 4, del D.L. 19 maggio 2020, n. 34 sino al termine dell'emergenza sanitaria, permette di bypassare alcune formalità previste dalla Legge n. 81/2017, consentendo al datore di porre il lavoratore in Smart Working senza accordo scritto. 

Il venir meno della forma scritta non intacca però la posizione di garanzia e di tutela delle condizioni di lavoro e di sicurezza: tale onere incombe sul datore a prescindere, coerentemente alle disposizioni del Testo Unico in materia di Sicurezza sul lavoro (D.Lgs. n. 81/2008) e, più in generale, dell'art. 2087 c.c.

L'azienda deve organizzare quindi le funzioni interne ed esterne accertandosi che i dipendenti in Smart Working siano adeguatamente formati ed informati in materia di sicurezza ai sensi degli articoli 36 e 37 del D.Lgs. n. 81/2008, mettendoli a conoscenza anche delle buone prassi da rispettare qualora dovessero operare da remoto. 

Al contempo l'azienda deve predisporre in ottemperanza all'art. 30 del D.Lgs. n. 81/2008 un modello di organizzazione e di gestione della sicurezza sul lavoro mappando tutti i lavoratori, le mansioni svolte e le modalità di esecuzione della prestazione, adempiendo agli obblighi di informazione e formazione sulla sicurezza coerentemente alle peculiari modalità di esecuzione della prestazione lavorativa.