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29 aprile 2022 Avvocati
Cassa Forense presenta il Rapporto CENSIS sull’Avvocatura 2022

Impresa, nuove tecnologie e ambiente costituiscono gli ambiti destinati ad avere maggiore successo in prospettiva futura; tra gli strumenti ADR, invece, quello maggiormente utilizzato nel 2021 è stato senza dubbio la mediazione (92,5% dei casi), seguito dalla negoziazione assistita in ambito non familiare (51,0%) e da quella in ambito familiare (29,2%).

di La Redazione

Cassa Forense presenta il Rapporto sull'Avvocatura 2022in collaborazione con CENSIS, il quale prende in considerazione i fattori che hanno contribuito a ridefinire lo scenario degli avvocati presente e futuro.
Al sondaggio hanno preso parte circa 30.000 professionisti, i quali hanno collaborato a delineare un quadro completo della condizione professionale in questa fase della storia.
Allo stato dell'arte della professione al 2022 si accompagnano degli approfondimenti vertenti sul rapporto tra chi offre servizi legali e le effettive esigenze del mondo degli imprenditori, la cd. femminilizzazione dell'Avvocatura e i dati di dettaglio su iscritti, redditi e pensioni degli avvocati forniti da Cassa Forense.

Un primo dato rilevante è sicuramente quello riferito alla popolazione forense, la cui crescita ha subito un arresto proprio di recente: il numero degli iscritti a Cassa Forense nel 2021 è infatti pari a 241.830 (dei quali il 5,7% è rappresentato da pensionati contribuenti), 3.200 in meno rispetto al 2020 (-1,3%). L'età media degli iscritti è pari a 48,7 anni, mentre quella dei pensionati contribuenti è pari a 73,7 anni. In tale contesto, le donne sono maggiormente presenti in tutte le classi di età inferiori ai 55 anni. Fra i professionisti di età maggiore, invece, esse rappresentano solo il 27,6%, contro il 72,4% di uomini.

Per quanto concerne la valutazione della propria condizione professionale (sempre con riferimento al 2021), il 28,4% dei partecipanti al sondaggio ha definito la situazione molto critica, per via della scarsità del lavoro e di un generale senso di incertezza; il 32,8% definisce la situazione abbastanza critica, mentre sarebbe stabile rispetto al 2020 per il 24,5%. Solo 14 avvocati su 100 ha visto la propria condizione migliorare rispetto all'anno precedente.

Interessante è anche il dato che mostra l'andamento delle persone occupate nello studio o presso società durante il 2021: il numero delle persone occupate è infatti aumentato solo del 6,6%, mentre è diminuito del 12,5%.
A fronte di tale dato ce n'è un altro da evidenziare: quello dei professionisti che sta prendendo in considerazione l'idea di lasciare l'attività, che rappresenta il 32,8% degli avvocati, circa un terzo. Le motivazioni che ne stanno dietro vanno dai costi eccessivi dell'attività a fronte di un ridotto riscontro economico (63,7%) al calo della clientela (13,8%) alla decisione di cambiare vita (10,7%) o di andare in pensione (6,1%), e poi c'è anche qualcuno che vorrebbe dedicarsi alla famiglia (2,0%).

Per quanto riguarda l'aspetto economico, invece, il rapporto CENSIS mostra una riduzione del 6% del reddito medio annuo di un avvocato iscritto alla Cassa, mentre il volume d'affari medio è calato del 6,5%.
Per quanto concerne le pensioni, poi, il rapporto evidenzia che nel 2021 sono ben 13.903 gli avvocati contribuenti che hanno deciso di continuare a lavorare anche dopo la pensione.

Un ultimo sguardo va rivolto al fenomeno della cd. femminilizzazione dell'Avvocatura, che si caratterizza per una maggiore partecipazione delle donne nel mondo della professione legale. Nello specifico, il rapporto sottolinea che mentre nel 1985 gli avvocati di sesso femminile coprivano solo il 9,2% del numero totale, nel 2021 il numero è salito al 47,7%. Tale numero si accompagna, però, all'aspetto reddituale, poiché il reddito medio delle donne avvocato resta comunque più basso rispetto a quello dell'insieme degli iscritti e comunque in ogni fascia di età si riscontra un reddito che ammonta e meno della metà rispetto a quello degli avvocati uomini. Tra le cause del divario di reddito vi sono in prima linea la difficoltà di conciliare famiglia e professione e gli impegni familiari, seguono le discriminazioni dal lato della clientela e la mancata valorizzazione del lavoro da esse svolte.

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