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28 dicembre 2023
Gender Pay Gap (GPG): la situazione in Italia

Questa la tematica oggetto del nuovo approfondimento presentato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

La Redazione

Con l'ultimo approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro è stato trattato il tema del Gender Pay Gap (GPG), partendo dai contenuti e dalle statistiche prodotte da ISTAT e Eurostat.

esempio

Innanzitutto, il Gender Pay Gap rappresenta l'indicatore prodotto annualmente dai Paesi membri dell'UE sulla base di quanto previsto da un Gentlemen Agreement allo scopo di misurare il differenziale retributivo tra uomini e donne. Tale indicatore è calcolato sulla base dell'indagine Structure of Earnings Survey (SES) svolta ogni 4 anni e aggiornata ogni anno.

La rilevazione riguarda nello specifico i lavoratori dipendenti retribuiti nell'intero mese di riferimento dell'indagine presso le imprese e le istituzioni pubbliche con almeno 10 dipendenti.
Sulla base delle statistiche, l'Italia è uno dei Paesi con il GPG più basso. Si consideri che nel 2021 la retribuzione media oraria delle donne in Italia era pari al 5% in meno rispetto a quella dell'uomo, mentre in Europa il differenziale arriva al 13,5% in Paesi come la Francia e la Germania.

Dagli ultimi dati ISTAT sulla struttura delle retribuzioni in Italia, nel 2018 si evidenzia un differenziale retributivo del 6,2% come risultato della retribuzione oraria media di 16,2 euro per gli uomini e di 15,2 euro per le donne, differenziale che tende a salire tra i laureati (18%) e tra i dipendenti con un'istruzione primaria (15%).
Il Gap salariale più elevato lo si ritrova tra le professioni ove vi è una minore presenza femminile, come nel gruppo dei Dirigenti (27,3%) e tra gli Artigiani e operai specializzati (18,5%); non mancano, poi, le Forze armate (18,8%).

Per garantire la stessa retribuzione per lo stesso lavoro svolto da uomini e donne è intervenuto il Consiglio d'Europa con la direttiva dello scorso marzo sulla trasparenza salariale (direttiva UE n. 2023/970), la quale ha previsto per i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti l'onere di pubblicare all'interno della loro organizzazione le informazioni sul divario retributivo tra uomini e donne. Qualora dal monitoraggio risultasse un gender pay gap superiore al 5% senza cause oggettivamente neutre, allora i datori dovranno rivalutare le retribuzioni, oltre a risarcire le vittime di discriminazione retributiva.
Inoltre, i datori di lavoro sono chiamati a fornire ai candidati le informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla fascia retributiva dei posti vacanti, essendo in ogni caso vietato chiedere alle persone che scelgono di partecipare alla selezione informazioni riguardanti le retribuzioni percepite in precedenti rapporti di lavoro o in quelli attuali.
Dopo l'assunzione, lavoratori e lavoratrici potranno chiedere ai datori di lavoro informazioni sui livelli retributivi medi ripartiti per sesso delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o lavoro di pari valore, potendo accedere ai criteri usati per determinare la progressione retributiva e di carriera.

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