Questa la tematica oggetto del nuovo approfondimento presentato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
Con l'ultimo approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro è stato trattato il tema del Gender Pay Gap (GPG), partendo dai contenuti e dalle statistiche prodotte da ISTAT e Eurostat.
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Innanzitutto, il Gender Pay Gap rappresenta l'indicatore prodotto annualmente dai Paesi membri dell'UE sulla base di quanto previsto da un Gentlemen Agreement allo scopo di misurare il differenziale retributivo tra uomini e donne. Tale indicatore è calcolato sulla base dell'indagine Structure of Earnings Survey (SES) svolta ogni 4 anni e aggiornata ogni anno. |
La rilevazione riguarda nello specifico i lavoratori dipendenti retribuiti nell'intero mese di riferimento dell'indagine presso le imprese e le istituzioni pubbliche con almeno 10 dipendenti.
Sulla base delle statistiche, l'Italia è uno dei Paesi con il GPG più basso. Si consideri che nel 2021 la retribuzione media oraria delle donne in Italia era pari al 5% in meno rispetto a quella dell'uomo, mentre in Europa il differenziale arriva al
Dagli ultimi dati ISTAT sulla struttura delle retribuzioni in Italia, nel 2018 si evidenzia un differenziale retributivo del 6,2% come risultato della retribuzione oraria media di 16,2 euro per gli uomini e di 15,2 euro per le donne, differenziale che tende a salire tra i laureati (18%) e tra i dipendenti con un'istruzione primaria (15%).
Il Gap salariale più elevato lo si ritrova tra le professioni ove vi è una minore presenza femminile, come nel gruppo dei Dirigenti (27,3%) e tra gli Artigiani e operai specializzati (18,5%); non mancano, poi,
Per garantire la stessa retribuzione per lo stesso lavoro svolto da uomini e donne è intervenuto il Consiglio d'Europa con la direttiva dello scorso marzo sulla trasparenza salariale (direttiva UE n. 2023/970), la quale ha previsto per i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti l'onere di pubblicare all'interno della loro organizzazione le informazioni sul divario retributivo tra uomini e donne. Qualora dal monitoraggio risultasse un gender pay gap superiore al 5% senza cause oggettivamente neutre, allora i datori dovranno rivalutare le retribuzioni, oltre a risarcire le vittime di discriminazione retributiva.
Inoltre, i datori di lavoro sono chiamati a fornire ai candidati le informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla fascia retributiva dei posti vacanti, essendo in ogni caso vietato chiedere alle persone che scelgono di partecipare alla selezione informazioni riguardanti le retribuzioni percepite in precedenti rapporti di lavoro o in quelli attuali.
Dopo l'assunzione, lavoratori e lavoratrici potranno chiedere ai datori di lavoro informazioni sui livelli retributivi medi ripartiti per sesso delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o lavoro di pari valore, potendo accedere ai criteri usati per determinare la progressione retributiva e di carriera.