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6 dicembre 2024
Riforma della disabilità: la posizione degli assistenti sociali in 10 punti

Progetto di vita, valutazione multidimensionale, libero accesso ai luoghi fruibili da tutti, èquipe specializzate, nuovi modelli residenziali e domiciliari, abbandono della logica assistenziale per abbracciare quella della corresponsabilità: in 10 punti, gli assistenti sociali riassumono la loro posizione in vista della concretizzazione della riforma della disabilità.

di La Redazione
In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre), si è riunito l' Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità , durante il quale il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali (CNOAS) ha presentato il decalogo , già distribuito ai partecipanti del G7 Disabilità , contenente gli elementi indispensabili per far sì che la riforma della Disabilità possa davvero concretizzarsi a partire dal 2025 e che sottolineano quanto il ruolo da essi svolto sia cruciale in tale processo.

La riforma, infatti, intende realizzare i principi contenuti nella Convenzione ONU e implica un inevitabile cambiamento delle modalità di approccio alle tematiche legate all'inclusione sociale. Questi cambiamenti, necessari e indispensabili, vengono riassunti dal CNOAS in 10 punti, che evidenziando quanto sia fondamentale l'apporto degli assistenti sociali in tale momento di transizione verso una vita per le persone con disabilità nel mondo di tutti.

esempio

  1. Occorre superare la logica assistenziale per considerare la persona con disabilità la persona attiva e partecipe della progettazione degli interventi e dei sostegni ad essa indirizzati. In tal senso, l'assistente sociale dovrebbe spogliarsi del potere di decidere per assumersi la responsabilità di offrire i servizi rispondenti alle aspettative e ai desideri dell'interessato;
  2. L'assistente sociale ha il compito di agire per sostenere la persona con disabilità nell'esprimere le proprie scelte e per definire i sostegni necessari attivabili che impediscono la partecipazione agli ambienti di vita che l'interessato ha scelto di frequentare;
  3. La persona con disabilità, insieme alla sua famiglia, deve essere coinvoltanel processo di Valutazione Multidimensionale per la costruzione del progetto di vita, processo nel quale l'assistente sociale è componente essenziale dell'èquipe;
  4. Il cambio di prospettiva sarà possibile solo se va di pari passo con altri settori quali la salute, la famiglia, l'istruzione, la formazione, il lavoro, la ricerca, le politiche per la casa e per l'accessibilità all'ambiente fisico, architettonico ed urbano. In tale processo di transizione, l'assistente sociale interviene nelle vesti di professionista dell'integrazione socio-sanitaria per funzioni e competenze;
  5. Fondamentale è la sinergia tra i diversi attori delle comunità di vita, come gli enti pubblici e gli ETS, e le persone con disabilità e la loro famiglia, perché costituisce condizione sostanziale per la realizzazione di un vero welfare innovativo di inclusione e di comunità che si fonda sulla corresponsabilità;
  6. Considerata la disparità di risorse e servizi tra Regioni e territori, è necessario istituire, a livello centrale, un Fondo Unico per la Disabilità ove far confluire gli attuali fondi per i sostegni socio-assistenziali e gli interventi sanitari e socio-sanitari e, a livello locale, il budget di progetto;
  7. Il cambio di prospettiva implica che ogni spazio di vita debba essere fruibile da tutti, per cui occorre abbandonare l'idea di creare spazi speciali destinati alle persone con disabilità;
  8. Per essere parte attiva della riforma, è necessario spostare l'asse sulla personalizzazione degli interventi;
  9. Standard e requisiti predeterminati non fanno altro che ostacolare la realizzazione vera e propria dei progetti di vita, dunque occorre promuovere un cambiamento anche dei modelli dei servizi domiciliari, residenziali e semiresidenziali;
  10. Imprescindibile è investire sulla formazione (continua, interdisciplinare e intradisciplinare) degli assistenti sociali, così come è necessario riformare i percorsi universitari per l'accesso alla professione, la formazione specifica e la supervisione.
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