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12 marzo 2025
Il Consiglio di Stato boccia la sanatoria "a formazione progressiva": nessun obbligo di risposta per il Comune
Palazzo Spada ha respinto l'appello di una ditta che aveva abusato dello strumento della sanatoria edilizia per realizzare progressivamente un ampliamento senza richiedere i necessari titoli abilitativi. I giudici hanno escluso l'applicabilità retroattiva del decreto “Salva-Casa” e qualificato la condotta come un “abuso del diritto”. In tali casi, il Comune non è obbligato a rispondere alle istanze di sanatoria, né il ricorrente può invocare tutela giuridica contro il silenzio-inadempimento.
di La Redazione
Alla base della controversia oggetto di disamina si trova una storia edilizia complessa iniziata nel 1988 quando Caio otteneva una prima concessione in sanatoria per «un complesso per lo stazionamento e la crescita di trote con relativo alloggio di servizio». Da quel momento, l'immobile ha subito continue trasformazioni, regolarizzate mediante successive sanatorie nel 2005 e nel 2006, che avevano progressivamente trasformato la struttura in un ristorante con ulteriori ampliamenti.
Il conflitto attuale nasce quando, il 2 novembre 2023, il Comune di Prata Sannita emetteva un'ordinanza didemolizione per nuove opere abusive, tra cui modifiche al locale ristorante, trasformazione del sottotetto in civile abitazione, costruzione di una scala esterna in ferro, un porticato, un locale deposito e ulteriori locali in muratura.
Il 22 gennaio 2024, invece di ottemperare all'ordinanza, il ristorante presentava una SCIA in sanatoria per parte delle opere contestate, in particolare la scala in ferro e alcune modifiche interne. Non ricevendo risposta dal Comune, la ditta ricorreva al TAR Campania contro il silenzio-inadempimento dell'amministrazione comunale.
 
Con la sentenza in commento, il Consiglio di Stato ha respinto l'appello, confermando la sentenza del TAR Campania.
I giudici hanno innanzitutto escluso l'applicabilità retroattiva dell'art. 36-bis del D.P.R. n. 380/2001, introdotto dal decreto "Salva-Casa", che prevede il silenzio-assenso per alcune tipologie di sanatorie. La nuova normativa, entrata in vigore il 30 maggio 2024, non può applicarsi a istanze presentate in data precedente, come quella del ristorante, presentata in data 22 gennaio 2024.
La sentenza si focalizza soprattutto sulla cosiddetta "sanatoria a formazione progressiva". Il Consiglio di Stato ha evidenziato come la ditta abbia utilizzato l'istituto della sanatoria «non per legittimare, in via eccezionale, occasionali abusi di natura formale e di minima entità, ma come ordinario strumento per realizzare, in via progressiva e frazionata, un unico intervento di ampliamento e trasformazione dell'immobile originario».
Secondo i giudici, questa strategia ha consentito di sottrarre «alla valutazione (e alla percezione) del complessivo carico urbanistico e paesaggistico dell'intervento», in un'area peraltro sottoposta a vincolo paesaggistico e ambientale e situata nella fascia di rispetto fluviale.
La sentenza qualifica tale comportamento come "abuso del diritto" e violazione degli obblighi di collaborazione e buona fede, concludendo che in tali casi non sussiste alcun obbligo per l'amministrazione di provvedere sulle istanze presentate, né può configurarsi «in capo alla ditta ricorrente, una situazione soggettiva suscettibile di tutela nelle forme del rito del silenzio».
Per i giudici il ricorso abusivo all'istituto in esame ne determina un ingiustificato sviamento dal fine tipico, precisando come le reiterate istanze di sanatoria, anziché porre fine all'abuso, finiscano per protrarlo.
In conclusione, il Consiglio di Stato ha respinto la sanatoria a formazione progressiva presentata dal ristorante perché non ha utilizzato lo strumento per il suo scopo legittimo, ossia regolarizzare in via eccezionale abusi formali minori, ma l'ha trasformata in un metodo ordinario e sistematico per realizzare un progetto edilizio complessivo senza mai richiedere preventivamente i titoli edilizi necessari. 
Per il Consiglio chi abusa dello strumento della sanatoria non può poi lamentarsi se l'amministrazione non risponde alle sue istanze.
Il CdS, in conclusione, ha affermato che l'uso strumentale e sistematico della sanatoria edilizia per legittimare a posteriori interventi che avrebbero richiesto autorizzazioni preventive non merita protezione giuridica e rappresenta una forma di abuso che non può trovare accoglimento nel nostro ordinamento.
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