La realtà concreta mostra come ancora oggi sia difficile, e talvolta pericoloso, per le persone LGBT+ manifestare il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere. Sono infatti tutt’altro che cessati gli atti discriminatori e di violenza che trovano fondamento proprio nell’orientamento sessuale o nelle caratteristiche sessuali espresse dai singoli, e tale contesto è peggiorato anche a causa della pandemia. Oggi più che mai, allora, sussiste l’esigenza di garantire diritti e tutele alle persone LGBT+ al pari di tutti i cittadini UE e per fare ciò è necessario mettere a punto una strategia che non sia fatta solo di parole, ma anche di azioni concrete che ponga in primo piano la collaborazione (e coordinazione) tra Istituzioni UE e Stati membri. Vediamo come, nel tempo, l’Unione europea e, più da vicino, l’Italia hanno risposto a tale esigenza e cosa si prospetta per il prossimo futuro.
Premessa
Dal sondaggio IPSOS 2023 pubblicato per il Pride Month, condotto in 30 nazioni del mondo per un totale di 22.500 persone intervistate tra i 16 e i 74 anni, emergono i seguenti dati, circoscritti allo Stato italiano:
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