Home
Network ALL-IN
Quotidiano
Specializzazioni
Rubriche
Strumenti
Fonti
22 aprile 2025
Equo compenso per avvocati: CNF nel mirino dell’Antitrust

L'AGCM ha avviato un'istruttoria nei confronti del Consiglio Nazionale Forense, contestando l'introduzione dell'art. 25-bis nel Codice deontologico forense. Secondo l'Autorità, la nuova disposizione rischia di restringere la concorrenza tra avvocati, estendendo indebitamente l'ambito applicativo della L. n. 49/2023 sull'equo compenso.

di La Redazione

L'Antitrust ha avviato un'istruttoria nei confronti del Consiglio Nazionale Forense per la presunta violazione dell'art. 101 TFUE, a seguito dell'introduzione dell'art. 25-bis nel Codice Deontologico Forense.
Secondo l'Autorità, la nuova disposizione rischia di restringere la concorrenza tra avvocati, estendendo indebitamente l'ambito applicativo della L. n. 49/2023 sull'equo compenso.

La norma deontologica, approvata il 23 febbraio 2024 ed entrata in vigore il 2 luglio 2024, vieta all'avvocato di concordare o preventivare compensi che non siano giusti, equi e proporzionati, e che non rispettino i parametri forensi vigenti. La violazione è sanzionata con censura, mentre il mancato avviso scritto al cliente sulla necessità di rispettare tali criteri comporta un avvertimento.
Riepilogando alcuni testi stilati dal Consiglio Nazionale Forense (comunicati stampa, email e relazione), nel provvedimento n. 31515, l'AGCM osserva che nel recepire il contenuto dell'art. 5, c. 5 della L. n. 49/2023, si sarebbe dovuta «offrire con chiarezza l'interpretazione più aderente possibile al dettato normativo, in modo da circoscriverne in concreto l'applicazione soltanto alle prestazioni rese in favore dei grandi clienti, in quanto presuntivamente in grado di esercitare il proprio potere contrattuale nei confronti degli avvocati».
In realtà, il comma 1 dell'art. 25-bis del Codice e le sanzioni in concreto previste dal CNF per entrambe le violazioni disciplinari individuate dal Legislatore appaiono conferire una portata più ampia alla disciplina dell'equo compenso rispetto a quella voluta dal Legislatore.
Infatti, osserva l'Antitrust, «senza ancorare il comma 1 dell'articolo 25-bis del Codice all'ambito soggettivo di applicazione della L. n. 49/2023, la disposizione deontologica così formulata – che vieta a qualsiasi professionista di chiedere compensi inferiori ai parametri forensi – è suscettibile di essere applicata in ogni rapporto professionale, anche intercorrente tra l'avvocato e clienti diversi dai c.d. grandi clienti individuati dall'articolo 2, comma 1, della L. n. 49/2023 e, quindi, anche a prescindere dalle effettive possibilità di negoziazione del compenso da parte del professionista e dalla verifica in concreto della circostanza che quest'ultimo possa essere o meno parte debole del rapporto».

Si legge nel provvedimento: «siccome gli avvocati prestano i propri servizi professionali a titolo oneroso, in forma indipendente assumendosene i rischi finanziari, possono essere qualificati imprese ai sensi dell'articolo 101 del TFUE, senza che la circostanza che l'esercizio della professione sia regolamentato possa far pervenire a conclusioni diverse». Conseguentemente, il CNF può essere qualificato alla stregua di un'associazione di imprese ai sensi dell'articolo 101 del TFUE.
Per questo motivo, è stata deliberata l'apertura di un'istruttoria formale per accertare l'eventuale violazione dell'art. 101 TFUE da parte del CNF. Il termine per concludere il procedimento è fissato al 31 dicembre 2026.

Documenti correlati