Home
Network ALL-IN
Quotidiano
Specializzazioni
Rubriche
Strumenti
Fonti
4 luglio 2024
Diritto di critica e limiti della verità putativa
Nel caso di specie, emerge una controversia riguardo a un articolo in cui si accusa un uomo politico di aver utilizzato un'auto blu abusivamente.
di La Redazione

Gruppo Editoriale L'Espresso s.p.a., assieme a B.M. e C.C. venivano condannati al risarcimento danni per aver pubblicato un articolo diffamatorio sull'onorevole G.D.M.. Il pezzo in questione, che coinvolgeva anche lo zio, ex Presidente del Consiglio dei ministri, accusava i due di aver utilizzato un'auto blu abusivamente, con la pretesa di parcheggiare in una zona vietata alla sosta. Il parlamentare aveva risposto al suddetto articolo negando le accuse, ma la giornalista difendeva la sua posizione affermando che i due fossero stati visti dai presenti all'evento che si stava svolgendo nella zona.

I ricorrenti censurano la decisione della Corte territoriale laddove questa ha escluso l'applicabilità dell'esimente del diritto di critica ed evidenzia l'inadeguata applicazione dei principi elaborati dalla giurisprudenza in questa materia, con riferimento all'erronea valutazione dell'insussistenza del requisito della verità. I Giudici di Piazza Cavour, infatti, hanno escluso che ricorresse sia la verità delle notizie riportante, anche in forma putativa, sia un legittimo esercizio di critica politica.
La sentenza impugnata ha rilevato che non poteva in alcun modo affermarsi che G.D.M si fosse recato all'evento con un'auto di servizio messa a sua disposizione dalla Regione, e che non sussistessero elementi che potessero far propendere per la scriminante della verità putativa, in considerazione dell'insufficienza e inaffidabilità delle fonti alle quali aveva attinto la giornalista al fine della ricostruzione dei fatti, anche in considerazione di non aver adeguatamente perseverato nella ricerca della versione dei fatti che poteva rendere lo stesso G.D.M. Né aveva fatto accesso alla documentazione amministrativa esistente riguardo l'uso delle auto di servizio. Secondo il Palazzaccio la motivazione della sentenza d'appello è perfettamente coerente con il diritto di critica, in quanto nell'articolo incriminato le affermazioni rese dalla giornalista non rispondono in alcun modo a fini politici, ma sono connotate dalla finalità di arrecare disdoro alla persona di cui si parla. Per questi motivi la Cassazione rigetta il ricorso.   

Documenti correlati
Il tuo sistema integrato di aggiornamento professionale
Non sei ancora abbonato?
Non sei ancora abbonato?