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9 aprile 2025
Famiglie omogenitoriali: illegittima la dicitura «padre» e «madre» sul documento del minore
Con una sentenza rivoluzionaria la Cassazione supera la dicotomia classica, inserendo nella carta d'identità di un bambino con due madri il termine «genitore».
di La Redazione
Svolta nei diritti delle famiglie omogenitoriali, la Corte di Cassazione riconosce alle due madri il diritto di figurare entrambe come «genitore» sui documenti. La vicenda riguarda un minore figlio di una donna e adottato dalla compagna. Il Tribunale aveva inizialmente ordinato al Ministero dell'Interno di indicare sulla carta d'identità elettronica del minore la dicitura «genitore» o, in alternativa, «padre/genitore madre/genitore», disapplicando per illegittimità il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019 che prevedeva solo le terminologie tradizionali. La Corte d'Appello, rigettando l'appello del Ministero, aveva confermato tale decisione, rilevando come le diciture imposte dal decreto non fossero rappresentative di tutte le legittime conformazioni familiari e dei rapporti di filiazione, in particolare nei casi di adozione in casi particolari.
Anche il Palazzaccio conferma la decisione dei Giudici di merito, respingendo tutti i motivi del ricorso presentato dal Ministero dell'Interno. Gli Ermellini ha escluso il vizio di omessa pronuncia, ritenendo che i giudici di appello avessero adeguatamente motivato la loro decisione, illustrando chiaramente l'iter logico seguito; inoltre, il Massimo Consesso ha sottolineato come il decreto ministeriale contestato fosse «un atto privo di carattere normativo», volto a dettare mere specifiche tecniche, rendendo inammissibile la doglianza presentata ai sensi dell'art. 360 c.p.c. È stato ricordato anche che l'adozione in casi particolari, ai sensi dell'art. 44 della Legge 184/1983, crea pienamente legami parentali con la famiglia del genitore adottivo, come stabilito dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 79/2022. Infine, si rileva come la censura del Ministero non si confrontasse con il contenuto della decisione impugnata, rendendo inammissibile la doglianza.
La decisione ribadisce un importante principio: la carta d'identità deve riflettere fedelmente la realtà giuridica familiare del minore. Nel caso di due madri, una biologica e l'altra adottiva, imporre la dicitura «padre» risulterebbe non solo incongrua rispetto al genere, ma in contrasto con quanto previsto dall'art. 3, comma 5, del R.D. 773/1931 (T.U.L.P.S.), che utilizza il termine «genitori».
La sentenza si inserisce nel solco della giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Cassazione che riconosce pieni effetti all'adozione in casi particolari, includendo la creazione di legami parentali con la famiglia del genitore adottivo. Per questi motivi, la Corte ha ritenuto legittima la disapplicazione del decreto ministeriale che imponeva le diciture canoniche, considerandole in contrasto con la disposizione di legge che si riferisce genericamente ai «genitori» e lesivo del diritto di ciascun genitore di vedere correttamente rappresentata la propria relazione con il figlio minore. 
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