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4 luglio 2023 Fuori dall'aula
Fuori dall'aula con il Prof. Salvatore Toti Licata

Ho incontrato il Prof. Salvatore Toti Licata a colazione. Oltre a farmi assaggiare il cappuccino a lui dedicato – che consiglio – mi ha aperto gli occhi su un mondo a me conosciuto solo in maniera superficiale. Abbiamo parlato di mediazione familiare, di crimini, di consulenza tecnica di parte e di sartoria… delle relazioni.

di La Redazione
Salvatore Toti Licata, già professore a contratto e cultore della materia presso l'Università Milano-Bicocca nei Dipartimenti di psicologia, sociologia e scienze della formazione. Sociologo, criminologo, socioterapeuta, formatore. Dal 1988 opera nella formazione psico-sociale con supporto ai bisogni delle persone e delle organizzazioni. Titolare dello Studio SINERGIE. Socio fondatore di SAM (Soluzioni Aziendali Meneghine) srl. Esperto di dinamiche sociali, psicologiche, processi formativi e coaching sistemico. Consulente per Aziende (www.totilicata.it). CTP, Consulente Tecnico di Parte in ambito civile e penale. Autore di articoli su quotidiani, riviste nazionali e libri.

1. Professore, in primis ti ringrazio per la disponibilità. Partirei dalla tua partecipazione al Worldwide Indipendent Lawyer League. Di cosa si tratta e di che cosa si occupa WILL?

WILL, organizzazione mondiale di avvocati e consulenti tecnici di alto profilo, si occupa di realizzare la sua “mission” attraverso i soci: «Sogniamo un mondo in cui la protezione legale di massima qualità sia resa accessibile a livello globale per ogni individuo, azienda o entità». Per tale motivo sono stato coinvolto dall'ideatore e fondatore Avv. Marco Buscema per poter contribuire con le mie competenze tecniche, che ben si integrano con le esigenze dei legali, i quali mi coinvolgono come consulente per i loro assistiti come CTP (consulente tecnico di parte).

2. Pur non svolgendo la professione di avvocato ma di formatore, criminologo, socioterapeuta, non sorprende il fatto che tu faccia parte di un network composto prevalentemente da avvocati. Ovviamente ci interessa sapere, nello specifico, di cosa ti occupi e quali tue competenze metti a disposizione di WILL?

In WILL, il contributo posto nell'organizzazione si identifica principalmente in una figura di tecnico a supporto del lavoro legale. Ad esempio:
- a supporto delle controversie relazionali familiari come facilitatore relazionale in caso di trust e conseguenti comportamenti e dinamiche familiari da gestire;
- nei casi di separazione/divorzio, con la presenza di prole, per redigere consensualmente quello che chiamo PEC (Protocollo Educativo Condiviso) da sottoscrivere ed allegare alla documentazione redatta dal legale;
- nel penale, nei casi di stalking, bullismo ed imputati di omicidio, intervenendo sostanzialmente come vittimologo.

3. Mi piace molto la descrizione che dai al tuo ruolo, “il sarto delle relazioni”, ma come si fa a gestire uno strappo che pare (o è) irrimediabile?

Gli “strappi” relazionali, sono presenti sia nei contesti familiari, sia nei contesti lavorativi. A volte capita anche che i due contesti coincidano. Ad esempio, in quello che svolgo seguendo i passaggi generazionali nelle aziende. È un lavoro attento, delicato e decisivo per il futuro dei rapporti interpersonali. Come Sarto delle Relazioni, mi rifaccio allo scrittore e poeta Erri De Luca con il suo scritto intitolato “Cuciture”: Un sarto ebreo ricevette da un nobile della sua città l'incarico di cucire un raro capo di vestiario con un tessuto prezioso acquistato a Parigi. Il nobile raccomandò al sarto di realizzare un capolavoro. Il sarto sorrise e rispose che non c'era bisogno di incitamenti perché lui era il migliore della regione. Terminata l'opera portò il vestito dall'illustre cliente, ma ne ricevette in cambio solo ingiurie e accuse di aver rovinato il tessuto.Il sarto frastornato e avvilito andò a chiedere consiglio da Reb Yerahmiel che gli disse pressappoco così: “Disfa tutte le cuciture del vestito e poi ricucile esattamente negli stessi punti di prima. Poi riportaglielo”. Il sarto seguì lo strano consiglio e riportò il vestito al nobile. Con sua sorpresa il signore fu entusiasta del lavoro e aggiunse anche un premio al salario. Reb Yerahmiel gli spiegò poi: “La prima volta tu avevi cucito con arroganza e l'arroganza non ha grazia. Perciò sei stato respinto. La seconda volta hai cucito con umiltà e il vestito ha acquistato valore”. 

È decisiva l'intenzione più della perizia, l'ispirazione più della maestria, anche negli umili lavori. La sola abilità tecnica è sterile, vana. Per chi è abituato a considerare solo il prodotto ¿nito e non il modo con cui lo si lavora, per chi giudica l'opera e non l'intenzione, questo racconto è invano.

Le cuciture quotidiane, che chi lavora in ambito educativo e formativo deve continuamente fare, disfare, rifare, sono un lavoro antico, paziente e insostituibile che, pur avendo poco a che fare con la novità, produce ogni volta risultati nuovi, importantissimi. Non sempre le cuciture sono evidenti, molte volte la loro presenza è percepibile solo dalla coesione di ciò che prima non era unito, ma è nel lavoro di cucitura e non nel suo risultato ¿nale l'essenza del processo.

Quindi, a volte nelle relazioni è necessario evidenziare le “scuciture” per poi “rimbastire” le relazioni in un modo condiviso e nuovo. Qualunque sia il risultato, il processo relazionale che nasce è la risposta concreata alla gestione degli “strappi”, spesso apparentemente e nella percezione delle persone, irreparabili.

4. Entriamo un po’ di più nel mondo giuridico: in materia civile, ci hai detto che sei anche specializzato in mediazione familiare, trovi ci siano stati dei cambiamenti negli ultimi anni nelle cause dei conflitti e nella loro successiva gestione da parte tua e dei colleghi che svolgono la tua stessa professione?

Parliamo adesso del PEC o meglio, Protocollo Educativo Condiviso.
Nello specifico, l'intervento di Mediazione Familiare, anche alla luce della Riforma Cartabia, risulta sempre più una opportunità e necessità in tanti casi di separazione e controversie nelle coppie genitoriali. A tal scopo ho creato il Protocollo Educativo Condiviso nato dall'esigenza di strutturare, nei casi di coppie separate con la presenza di minori, un accordo educativo chiaro, oggettivo ed approvato dalla coppia genitoriale. Comportamenti, scelte, decisioni, regole, orari, nutrizione, tempo libero, socializzazione, scuola, amicizie, religione, sport, orientamento, tra azione quotidiana e scelte per il futuro, sono, spesso, temi di conflitto nell'accompagnamento alla crescita dei minori. 

L'esperienza professionale ci ha condotto alla creazione del “PEC”, acronimo di Protocollo Educativo Condiviso. In molti casi, viene realizzato su mandato di avvocati civilisti, specializzati in diritto di famiglia. 

Il protocollo viene creato attraverso lo svolgimento di colloqui individuali e di coppia. Nelle varie fasi di colloquio vengono poste le indicazioni, le esigenze ed i bisogni da parte di ogni genitore. Successivamente, si integrano le varie necessità emerse, a partire dal sottolineare specifici bisogni dell'età evolutiva dei minori. Questo favorisce un obiettivo condiviso, cioè la reale necessità educativa dei figli, evitando la personalizzazione del singolo genitore. Personalizzazione da evitare perché favorirebbe, sia il conflitto genitoriale, sia una inadeguatezza del rispetto verso i minori e i loro bisogni di crescita. 

La realizzazione del “PEC” deve essere vissuta dai genitori, separati o in fase di separazione, come la costruzione di punti di vista di qualità, come garanzia etica, dell'educazione e del futuro dei figli. 

Domande a cui il protocollo risponde: 

- Il “PEC”, favorisce il dialogo della coppia genitoriale in fase di separazione? Sicuramente si, perché obbliga in forma scritta e firmata davanti al legale, i criteri che la coppia genitoriale si da, a prescindere dalle motivazioni conflittuali che li ha condotti alla separazione. 

- Qual è il valore del “PEC”? Il “PEC” assume valore su due piani. Uno relazionale, della coppia genitoriale verso i minori. Il secondo sul piano legale, in quanto sottoscritto davanti agli avvocati ed allegato all'atto di separazione. 

- Con la Riforma Cartabia per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie (D.Lgs. 149/2022), come si può collocare l'utilizzo del “PEC”? Il “PEC” corrisponde al documento equivalente al verbale conclusivo della mediazione previsto dall'art. 11. Proprio questa riforma valorizza la mediazione familiare, soprattutto nell'interesse dei figli. La mediazione familiare, legge n. 54/2006 affido condiviso è un istituto molto valorizzato dalla riforma della Ministra Cartabia. La mediazione familiare, istituita nel nostro ordinamento, ha trovato diffusione e applicazione dopo l'entrata in vigore della legge n. 54/2006 sull'affido condiviso. Il giudice, se ne ravvisava l'opportunità, può rinviare l'adozione dei provvedimenti relativi ai figli con il consenso delle parti nelle cause di separazione e divorzio (art. 155 c.c.) anche per dare la possibilità alle stesse di avvalersi di esperti (CTP) per tentare una mediazione e risolvere i conflitti esistenti nell'interesse morale e materiale dei minori. Rappresenta “l'esercizio della responsabilità genitoriale a seguito di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento, nullità del matrimonio ovvero all'esito di procedimenti relativi ai figli nati fuori del matrimonio”, al fine di raggiungere un accordo finalizzato alla tutela dell'interesse morale e materiale dei figli. La novità di maggiore rilievo della riforma Cartabia è la valorizzazione degli accordi che i genitori raggiungono in relazione alla gestione e al mantenimento dei figli in sede di mediazione familiare.

- I minori trovano giovamento dalla realizzazione del “PEC”? SI, perché i genitori, se pur separati, devono coordinarsi ed essere credibili e coerenti con il protocollo realizzato in tutte le sue parti.

5. La mediazione negli ultimi anni è ritenuta di ausilio anche per evitare le lungaggini dei processi, avendo tu una visione internazionale sul punto, credi che questo strumento sia già utile allo scopo o c’è ancora molto da fare in Italia?

La mediazione è un tema di attualità a favore della risoluzione delle controversie ed è il modo più efficace di supportare l'azione legale. Si attua attraverso un processo di relazione e supporto del quale le persone sotto procedimento, o con necessità evidenti nella vita quotidiana, si possono avvalere. La mediazione è un tema sottovalutato per ricorrere, troppo spesso, alle conclusioni che rendono “freddo” il rapporto con la legge e le regole di convivenza civile. L'introduzione pragmatica della mediazione favorirà il miglioramento del “benessere” delle persone, senza ridurre il tutto a pena o ammende. 

6. Passando alla materia penale: in qualità di criminologo ti sei sempre occupato, tra le altre cose, di stalking, cyberbullismo e violenza di genere. Sei chiamato spesso come CTP, ci racconti come svolgi la tua attività e come questa sia di supporto all’avvocato difensore?

Partirei dal tema stalking.
Da tanti anni mi capita di accogliere in studio persone che inconsapevolmente sono vittime di atti persecutori. Comprendere i loro vissuti e le loro storie di vita, portandole ad una piena consapevolezza è stato in tanti casi utile. A seguire, c'è sempre stato il coinvolgimento di un legale, oppure l'avvocato mi ha inviato alcuni casi che necessitavano di supporto. Non a caso, il libro “Stalking una relazione da ri-conoscere” edito con AB Editore Milano nasce dall'esperienza concreta vissuta sul campo. Una testimonianza della complessità degli atti persecutori da comprendere nella loro fine complessità, sia in ambito eterosessuale, sia in ambito omosessuale. È fondamentale individuare i fattori fondamentali che determinano l'esistenza di atti persecutori-stalking e sono i seguenti: 

-Una diade: persecutore-vittima, ossia preda-predatore
-Comportamenti reiterati/persecutori messi in atto da una persona nei confronti di un'altra – diretti e indiretti a mezzo mail, sms o persone terze
-Molestie, minacce e ricatti
-Stato di ansia e di timore continuo, tale da condizionare la vita quotidiana della persona oggetto delle attenzioni indesiderate
-Modifica delle abitudini di vita. Tra lavoro, relazioni amicali, affettive, parentali, tempo libero, limitazioni della libertà indotte, salute

Considero da sempre il bullismo e cyberbullismo, la “culla” dello stalking, se non opportunamente applicato un percorso rieducativo nei confronti del bullo/a. Non a caso sono entrambi contemplati nel Codice Rosso e dal 27 agosto 2018 la Cassazione condanna il bullismo: è un reato, si tratta di stalking. I giudici hanno inquadrato il caso di bullismo continuato ai danni di un allievo, come una colpa da includere tra gli "atti persecutori", con le aggravanti penali che ne conseguono. La violenza di genere, atto spregevole e reiterato da molti anni, fa parte di una triste evoluzione della società. Nuovi ruoli, nuove professioni, messa in discussione di uno status quo dominante e crisi dei legami familiari, in sintesi le cause di una tema complesso, eutanasia dell'amore. 

Ti ringraziamo molto per il tuo tempo e per averci fatto conoscere alcuni aspetti importanti della tua professione, che è di grande supporto per gli avvocati e per i loro clienti.
A presto e buon lavoro!
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