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15 giugno 2022 Fuori dall'aula
Fuori dall’aula con l’Avv. Giuseppe Sciarretta
Appena “fuori dall'aula”, durante una pausa pranzo, abbiamo intervistato l'Avv. Giuseppe Sciarretta, esperto in materia di antiriciclaggio, con il quale abbiamo parlato di PNRR e dei rischi collegati allo stesso, soprattutto per le possibili infiltrazioni di associazioni criminali.
di La Redazione












                          Avv. Giuseppe Sciarretta, già Ufficiale della Guardia di Finanza ed esperto in materia di antiriciclaggio
1) Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione, salute. Sono queste 6 le missioni che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o semplicemente PNRR, deve compiere, con più di 190 miliardi di euro, tra sovvenzioni e prestiti. Avvocato, c’è - e se sì, quanto è alto - il rischio di infiltrazione di associazioni criminali nell’assegnazione di questi fondi?
A parer mio sì. La “forza” delle associazioni criminali è sempre stata quella di saper mutare al variare delle opportunità e di focalizzare l'attenzione su quelle attività estremamente redditizie. Dopo due anni di pandemia, non solo sanitaria ma anche economica, il rischio è ancor più alto, e ciò è confermato anche dalle notizie di cronaca legate alle indagini legate ad episodi di infiltrazione proprio nelle gare relative alle sanificazioni o ai dispositivi medici legati al Covid. 
Ci sono poi altri segnali che allarmano, e tra questi uno è certamente il cambio negli ultimi due anni dei titolari effettivi, vale a dire, semplificando, di chi ha potere decisionale all'interno di una società. Nel 2020, ad esempio, su un campione di oltre 700 mila società di capitale italiane, sono emerse circa 10 mila imprese che hanno cambiato il titolare effettivo (l'1,3% del totale) solamente nel periodo che va dall'inizio della pandemia (marzo 2020) a ottobre 2020. Quindi: sei mesi!!! Solo questo dato può davvero far capire come la forte liquidità delle associazioni criminali è di fatto tale da poter in tempi rapidissimi decidere di spostare i propri investimenti in un settore o l'altro senza porsi domande. Tra le categorie interessate ad esempio dai cambi di titolare effettivo vi è la ristorazione; quale imprenditore può aver deciso in piena pandemia di investire in un settore di fatto bloccato per mesi dalle chiusure previste dai vari DPCM? Forse un imprenditore che può correre il rischio di rimetterci nell'investimento e che quindi aveva un altro scopo, quello di riciclare i soldi.
2) Gli appalti sono tra i settori di maggior “interesse” per le associazioni criminali, perché? Inoltre, quali strumenti ci sono per combattere questa piaga?
Rispondo sempre con alcuni numeri. Nel 2021 il comparto edilizio ha fatto registrare un fortissimo incremento nelle aperture di nuove partite iva (+56,4%), anomalia influenzata dai diversi incentivi pubblici introdotti nel settore (superbonus 110%, bonus facciate ecc.). Allo stesso tempo, tornando al concetto di “chi comanda”, c'è stato un aumento dei cambi di titolare effettivo nettamente superiore alla media (6,0% vs 1,3% del 2020). È, quindi, l'unico comparto che combina aumenti del titolare effettivo e crescita della natalità. Il dato è allarmante considerato che è il settore legato al mondo degli appalti e quindi anche del PNRR.
Strumenti utili per combattere le infiltrazioni criminali nel mondo appalti ne abbiamo sia all'interno della normativa antimafia che in quella antiriciclaggio.
Nel D.Lgs. n. 159/2011 (normativa antimafia) si possono distinguere due differenti species di certificazioni: le comunicazioni antimafia e le informazioni antimafia (art. 84). Questi provvedimenti, emanati dal Prefetto, sono stati concepiti dal Legislatore proprio con l'obiettivo di scardinare i tentativi di infiltrazione mafiosa nell'economia. Con la loro adozione viene di fatto reclusa la possibilità per le imprese colpite di intrattenere rapporti con le pubbliche amministrazioni, non solo di tipo contrattuale, ma anche per quanto concerne i provvedimenti autorizzatori di carattere generale, le concessioni etc.
E poi c'è la normativa antiriciclaggio. Dal 2004, pur con alcune modifiche avvenute nel 2017, gli Uffici della Pubblica Amministrazione hanno l'obbligo di segnalare all'Unità di Informazione Finanziaria per l'Italia (UIF) istituita presso la Banca d'Italia, i dati e le informazioni concernenti le operazioni sospette di cui vengano a conoscenza nell'esercizio della propria attività istituzionale, in tre macro settori: adozione di provvedimenti di autorizzazione o concessione, procedimenti di concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, 
sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzioni di vantaggi economici di qualunque genere a persone fisiche ed enti pubblici e privati e, appunto, le procedure di scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi.
3) Da che cosa possono nascere questi sospetti?
Da qualsiasi circostanza che possa sollevare qualche dubbio tenendo conto della capacità economica o dell'attività che svolge il soggetto richiedente.
Con l'intento di ridurre i possibili margini di incertezza insita nelle valutazioni da parte dei funzionari chiamati a valutare, vengono emanati sempre dall'UIF gli indicatori di anomalia.
Tali indicatori sono un'elencazione a carattere esemplificativo di comportamenti da ritenere “anomali” in base a parametri oggettivi e soggettivi.
Proprio in materia di appalti, ad esempio, vengono ritenute “pericolose” sotto un profilo di rischio riciclaggio: la partecipazione a procedure di affidamento di lavori pubblici, servizi e forniture in assenza di qualsivoglia convenienza economica all'esecuzione del contratto,  anche con riferimento alla dimensione aziendale e alla località di svolgimento della prestazione, la partecipazione ad una gara da parte di un raggruppamento temporaneo di imprese costituito da un numero di partecipanti del tutto sproporzionato in relazione al valore economico e alle prestazioni oggetto del contratto, specie se il singolo partecipante è a sua volta riunito, raggruppato o consorziato, o in ultimo la partecipazione alla procedura di affidamento da parte di una rete di imprese il cui programma comune non contempla tale partecipazione tra i propri scopi strategici.
4) Esistono piani futuri di prevenzione vista l’ingente somma di denaro in gioco?
Innanzitutto, bene evidenziare che ciascuna Amministrazione è tenuta a svolgere controlli sulla regolarità delle procedure e delle spese e a adottare tutte le misure necessarie a prevenire, correggere e sanzionare le eventuali irregolarità e gli indebiti utilizzi delle risorse. In particolare, poi, l'art. 7, comma 8, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 (“Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”), prevede la possibilità di stipulare specifici protocolli d'intesa con il Corpo della Guardia di Finanza proprio al fine di intensificare i controlli su possibili tentativi di infiltrazione criminale nell'assegnazione dei fondi del PNRR.
Ci sono poi i “protocolli di legalità”, che costituiscono uno strumento con cui le amministrazioni si impegnano «ad inserire nei bandi di gara, quale condizione per la partecipazione, l'accettazione preventiva da parte degli operatori economici, di determinate clausole» al fine di prevenire, controllare e contrastare i tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata. Previsti dal 2012 con la normativa anticorruzione, oggi vengono sempre più utilizzati dalle stazioni appaltanti e possono essere uno strumento certamente importante nella lotta alle infiltrazioni criminali negli appalti.
5) Tornando alla normativa antiriciclaggio, un ente pubblico cosa può fare per limitare o addirittura prevenire questo fenomeno?
Adottare delle procedure interne che siano proporzionate alle proprie dimensioni organizzative e operative e, soprattutto, idonee a valutare il livello di esposizione dei propri uffici al rischio di riciclaggio da parte delle associazioni criminali. Come ribadito dall'UIF di recente, ogni Ente deve inoltre identificare e nominare un responsabile delle segnalazioni di operazioni sospette, il quale può coincidere con il responsabile della prevenzione della corruzione designato dalle pubbliche amministrazioni (ai sensi dell'art. 1, comma 7 della legge n. 190/2012). Questo adempimento lascia ben intendere come il riciclaggio di denaro e la corruzione siano due reati strettamente collegati tra loro. Purtroppo, ci sono molti enti pubblici che non sanno neanche di essere obbligati ad inoltrare segnalazioni di operazioni sospette e pochi sono gli enti “virtuosi” che si sono adeguati a quanto richiesto dalla normativa antiriciclaggio. La stessa UIF, nella newsletter n. 1 del 2022, ha richiamato l'attenzione degli Uffici Pubblici, i quali, sempre a parere dell'ufficio di Banca d'Italia non hanno mai davvero capito l'importante ruolo che svolgono.
La ringrazio molto per la disponibilità e per le importanti delucidazioni che ci ha fornito.
Buon lavoro e a presto!
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