Home
Network ALL-IN
Quotidiano
Specializzazioni
Rubriche
Strumenti
Fonti
17 gennaio 2022 Fuori dall'aula
Fuori dall’aula con l’Avv. Francesco Paolo Perchinunno

Il 2022 si apre con l'intervista a Francesco Paolo Perchinunno, avvocato e Presidente AIGA, Associazione Italiana Giovani Avvocati. 











                                Francesco Paolo Perchinunno, Avvocato e Presidente dell'Associazione Italiana Giovani Avvocati.
1. Presidente, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati ormai è una realtà ben consolidata da diversi anni e lo dimostra l’affluenza durante il XXVI Congresso Ordinario di ottobre 2021 e nei successivi Consigli Direttivi, nonché l’enorme seguito sui social, a partire dai 25.000 follower Facebook. Oltre a farle i complimenti per il suo nuovo ruolo, partirei dal motto del congresso stesso: Ricostruire il presente progettando il futuro! In particolare, può ribadire cosa c’è da ricostruire e quali sono i progetti per il futuro, secondo AIGA?

Innanzitutto ti ringrazio molto per i complimenti, per me è un onore immenso guidare AIGA e gli oltre 10.000 avvocati iscritti attivi alla nostra Associazione. Rappresentiamo una fetta davvero rilevante di giovani professionisti e proprio per questo abbiamo la responsabilità di ricostruire questa professione fantastica e progettare il futuro, proiettandoci come giovani avvocati da qui al 2030.

Infatti, oggi l'avvocato è una figura molto diversa rispetto a quella del passato: riforme come la mediazione, la negoziazione assistita, piuttosto che gli aumenti del contributo unificato hanno inciso profondamente sugli spazi di accesso dei cittadini ai servizi giudiziari e alla funzione giustizia. Così facendo il numero dei contenziosi si è decisamente ridotto al punto di non consentire più a 240.000 avvocati di svolgere la professione dignitosamente con le prerogative dell'avvocato generalista che si occupa di tutto e della tutela giudiziaria in ogni ramo del diritto senza particolari specializzazioni... è per questo che l'avvocato del futuro deve proiettarsi sempre più quale asset strategico per le aziende, creando nuovi spazi di mercato e affiancando sempre più cittadini e imprese nel districarsi nella miriade di norme e adempimenti odierni.

In sostanza c'è da ricostruire la figura dell'avvocato quale professionista proiettato al futuro, capace di rispondere a settori dell'economia e della legislazione sempre più specialistici, e comprendendo come la sfida dell'avvocatura verso il 2030 debba essere incentrata sull'attuazione del piano Next Generation EU: gli avvocati devono essere consapevoli che oggi come non mai è il momento di acquisire nuove competenze in materie quali International business, Diritto sanitario, Diritto agroalimentare, diritto dell'ambiente, tutto il mondo che ruota intorno al IT quali ad esempio il Data Protection, E-Commerce, Intellectual Property, Outsourcing, Social Media e Gaming, Software e Copyright, tecnologie emergenti, social media marketing, spam, cloud computing e privacy, compliance, intelligenza artificiale e blockchain, che rappresentano alcune delle nuove opportunità di mercato.

2. Centrale deve essere il ruolo dell’Avvocatura nella fase di definizione e pianificazione della riforma della Giustizia. A suo avviso e in concreto, quale può essere l’apporto della categoria a questa importante riforma? Inoltre, in che modo la riforma dell'Ordinamento Giudiziario incide sulla pianificazione della riforma della giustizia?
Come avvocati abbiamo e sentiamo l'obbligo di guidare il legislatore e gli apparati amministrativi tanto nel pianificare, quanto nell'attuare la riforma della giustizia. Per quanto concerne le attuali riforme, considerata la loro promanazione da Next Generation EU e dalla necessità di attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, noi così come tante altre categorie professionali non siamo stati direttamente coinvolti e interpellati nella predisposizione delle leggi delega per la riforma dei processi: l'esigenza nota degli attuali riformatori e quella di avviare e concretizzare nel più breve tempo possibile la riforma della giustizia e proprio in quest'ottica, a quanto pare, non c'è stato molto margine di confronto. Quello che faremo, e che stiamo già facendo in queste settimane, è intervenire portando nelle leggi di attuazione delle deleghe le istanze di AIGA e degli avvocati, primi interlocutori di chi appunto ha bisogno di accedere al servizio giustizia.

Come AIGA crediamo fortemente che per pianificare e definire al meglio la riforma della giustizia sia assolutamente necessario intervenire recisamente nella modifica dell'ordinamento giudiziario e nel funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. AIGA, sin dagli anni 90', ha preso una posizione precisa sulla necessità di separare le carriere dei magistrati e oggi, anche con maggior vigore, dobbiamo sostenere il disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare proposto dall'Unione delle Camere Penali.
La bozza Luciani affronta molte tematiche di grande importanza che impattano pure sulla durata dei processi, anche se a nostro avviso, per ridurre i tempi dei processi senza modifiche strutturali dell'ordinamento giudiziario, è sufficiente intervenire con l'allungamento della permanenza nel ruolo assegnato al magistrato. Ci capita sin troppo spesso da avvocati di assistere al cosiddetto “congelamento dei ruoli” dei magistrati trasferiti che, di fatto, allungano così i tempi di decisione del processo: da parte nostra proporremo quindi dei sistemi che allunghino la permanenza del magistrato nel ruolo, prevedendo per esempio dei periodi cuscinetto in cui i procedimenti con istruttoria completata vengano decisi dal magistrato che ha svolto l'istruttoria stessa, indipendentemente dal fatto che venga trasferito o meno. D'altronde, la dilagante informatizzazione del processo agevola ampiamente anche i magistrati, che pur essendo assegnati ad altra sede potrebbero certamente redigere le sentenze senza difficoltà, avendo a disposizione tutto il fascicolo telematico. 

Inoltre crediamo fermamente nella managerializzazione della “Macchina Giustizia”: è necessario impegnare il legislatore affinché nella riforma dell'ordinamento giudiziario inserisca la figura del manager del tribunale. I capi degli uffici giudiziari devono avere una competenza specifica anche di tipo manageriale, proprio per agevolare tutte quelle pratiche, tra le altre, di gestione del personale... che mai come in questo periodo di ripresa dalla pandemia si dimostrano di fondamentale importanza. Basti vedere come i diversi uffici giudiziari stanno rispondendo al recente obbligo di verifica del Green pass per gli avvocati e i consulenti che accedono al tribunale introdotto dal D.L. del 7 gennaio 2022: in alcuni casi c'è un controllo molto preciso, in altri è tutto molto più allentato... In sostanza ad una stessa norma l'organizzazione della giustizia risponde con attività diametralmente opposte, e questo non deve accadere: è necessario uniformare le competenze di chi gestisce i tribunali per assicurare una messa a terra omogenea di tutte le disposizioni organizzative, a beneficio del servizio giustizia per tutti i cittadini.
3. In merito al processo civile, quali iniziative ha in programma AIGA per poter essere di supporto alla tanto attesa riforma?
AIGA apprezza molto la ratio di semplificazione speditezza e razionalizzazione che caratterizzano l'attuale legge delega tuttavia, da parte nostra, dobbiamo evidenziare come qualsiasi riforma debba intervenire innanzitutto sul potenziamento dell'organico della magistratura e del ruolo amministrativo, permettendo così alla riforma di impattare con vera efficacia sullo snellimento dei processi e riducendo i tempi della giustizia. Riteniamo che non ci sarà mai una riforma efficace se non verrà aumentata la pianta organica degli operatori di giustizia, prevedendo poi la stabilizzazione di alcune prassi virtuose adottate per esempio durante il periodo di pandemia, quali la trattazione scritta di alcune udienze che non richiedano la presenza fisica e fattiva del difensore: pensiamo per esempio alle udienze di precisazione delle conclusioni dove, di fatto, ci si limita a riportarsi pedissequamente ad atti di causa già depositati.

Da parte nostra per essere di supporto alla riforma e tutelare al contempo l'esercizio di una corretta funzione giurisdizionale per i cittadini, assicurando agli avvocati adeguate attività che tra le altre cose consentano di generare reddito, siamo impegnati anche nella verifica dei provvedimenti regolamentari emanati dalle autority. Purtroppo registriamo una sempre maggior tendenza ad erodere spazi di mercato e attività all'avvocatura, da ultimo anche il regolamento n. 390/21/Cons emanato dall'AGCOM il 31.12.2021 in materia di risoluzione delle controversie tra utenti e operatori delle comunicazioni elettroniche è stato oggetto di critica da parte nostra e in caso di mancata revoca verrà certamente impugnato: questo regolamento abilita i dottori commercialisti e gli esperti contabili alla risoluzione di controversie tra utenti e operatori delle comunicazioni elettroniche, depotenziando di fatto la funzione dell'avvocato. Ecco, disposizioni e regolamenti di questo tenore rappresentano appieno le ragioni per le quali AIGA deve supportare e guidare il legislatore intervenendo, ove necessario, anche con l'impugnazione dei provvedimenti illegittimi: le procedure conciliative stragiudiziali, anche se non vengono celebrate innanzi all'autorità giudiziaria, devono restare appannaggio esclusivo degli avvocati quali garanti della tutela giuridica del consumatore, anche in considerazione del fatto che l'ampliamento di forme di assistenza non qualificata, poiché poste in essere da soggetti estranei al mondo forense, riduce, di fatto, ad un mero dato stilistico la portata dell'art. 24 della Costituzione, e rischia di compromettere seriamente la tutela dei diritti dei cittadini e svilire la professionalità della avvocatura e delle sue competenze esclusive nelle materie giuridiche, nella specie, del diritto dei consumatori già previsto dal D.M. 163/2020 in materia di specializzazioni forensi.
4. Nell’ambito penale, invece, oltre ad uno stato di digitalizzazione e utilizzo del telematico molto meno avanzato rispetto alla materia civile, quali sono gli aspetti più importanti da innovare?
In ambito penale la giovane avvocatura italiana deve farsi trovare pronta per affrontare le riforme finalizzate a semplificare, razionalizzare e rendere più spedito il processo penale mediante la digitalizzazione e l'introduzione delle misure di accelerazione della definizione dei procedimenti penali. Da parte nostra dovremo preservare e tutelare una giustizia penale davvero liberale e garantista, scevra da attacchi populisti e restando comunque orientati ad attuare riforme coerenti con gli ideali di Beccaria e Carrara, di cui più volte si è fatta portavoce anche la Ministra Cartabia.

Innanzitutto, auspichiamo l'innovazione ormai richiesta dagli inizi degli anni 90': la separazione delle carriere in magistratura, riforma che sarebbe in grado di assicurare maggior terzietà del giudice, aspetto assolutamente centrale soprattutto in un sistema come il nostro dove i procedimenti penali, purtroppo, impiegano davvero troppo tempo per giungere a conclusione. 
Inoltre, coltiveremo proposte volte ad assicurare la registrazione audiovisiva o l'audioregistrazione per documentare tanto le assunzioni di informazioni in sede di indagini preliminari, quanto la testimonianza o l'interrogatorio. Continueremo pure a denunciare l'insostenibile situazione di emergenza carceraria del nostro Paese: le nostre case circondariali continuano ad essere sovraffollate e la pandemia ha messo in luce in maniera ancora più cruda questa forte criticità del nostro sistema. Occuparsi dei detenuti è uno dei più rilevanti compiti dell'avvocatura e, da giovani avvocati, insisteremo con proposte volte a diffondere misure alternative alla detenzione.

Poi crediamo fortemente nelle forme di giustizia riparativa e riteniamo che il carcere non possa essere l'unico orizzonte per il condannato, poiché il principio di rieducazione della pena previsto dalla Costituzione è ben più perseguibile concedendo al reo la possibilità di adoperarsi per eliminare o quantomeno limitare le conseguenze delle proprie azioni o omissioni.
Infine, in tema di prescrizione, continueremo a contrastare ogni soluzione che coltivi l'inaccettabile ipotesi del “fine processo mai”: la ragionevole durata del processo non è solo questione di libertà e garanzia per gli indagati e gli imputati, si tratta proprio di civiltà giuridica e costituzionale!
Documenti correlati