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15 dicembre 2021 Fuori dall'aula
Fuori dall’aula con il dott. Alejandro Perez
Questo mese, durante una pausa pranzo, abbiamo incontrato il dott. Alejandro Perez, esperto di legal innovation e attualmente Legal Technology Advisor per Chiomenti, con cui abbiamo parlato dell'utilizzo della tecnologia negli studi legali.
Dott. Alejandro Perez , esperto di legal innovation e attualmente Legal Te chnology Advisor per Chiomenti.
1. Alejandro, si parla tanto di Legal Tech, ma a che punto siamo con la tecnologia negli studi legali italiani?
Lavoro sin dal 2001 introducendo nuove tecnologie negli studi legali, e a questa domanda ho sempre risposto “dipende”. Bisogna innanzitutto comprendere la differenza tra tecnologie già mature e tecnologie più recenti: agli inizi per tecnologia si intendeva la migrazione delle ricerche dalla carta al digitale; questo oggi è dato (quasi) per scontato; in seguito, abbiamo visto diffondersi i primi sistemi di gestione delle pratiche, il processo telematico e un “largo eccetera”. Io, comunque, per i casi della vita non riesco a occuparmi mai delle tecnologie già diffuse e comunemente accettate, ma mi occupo di quelle tecnologie dove ancora si fa fatica, si va a tentoni, si parla tanto ma si pratica poco. In questo momento, ad esempio, mi riferisco a soluzioni per (i) l'automazione di documenti, (ii) la revisione di documenti facenti parte delle due diligence, (iii) la gestione delle pratiche e (iv) in generale, la gestione e collaborazione documentale.
Su queste, come possiamo intuire, siamo agli inizi, anche se abbiamo fatto dei grandi passi avanti; questo tipo di soluzioni si vedevano solo nei mercati come USA o UK, ma adesso si possono trovare anche in Italia. Quindi a che punto siamo? Siamo sempre al punto di adottare “nuove” tecnologie.
2. Quale di queste soluzioni sono le più promettenti?
Difficile generalizzare, però vedo nell'automazione di documenti e nell'intelligenza artificiale applicata all'analisi dei documenti quelle più promettenti. La prima perché permette, agli studi e ai dipartimenti legali, la produzione della prima bozza di diversi documenti in maniera veloce e accurata.
Nel caso invece dell'analisi del contenuto dei documenti mi sorprendo quotidianamente dei progressi fatti dalle tecnologie di intelligenza artificiale; non solo riescono a individuare dei concetti imparando dall'esperienza utente, ma troviamo software che cominciano a fornire risposte alle domande puntuali poste dall'utente. Andando più specificamente al nostro mercato, posso dire che entrambe le tecnologie cominciano a supportare anche la lingua italiana.
3. Perché alcuni studi legali sono diventati produttori di innovazione e non si sono affidati a start up o software house esterne?
Questa è una domanda difficile, perché bisogna distinguere tra due casi:
1) studi che si presentano con delle soluzioni “white label”, cioè, soluzioni create per delle aziende ma che alla fine vengono brandizzate con il logo dello studio; nei fatti con una minima parte di personalizzazione;
2) Soluzioni interamente prodotte “in casa”. Direi che quest'ultimo è un caso poco frequente, e che nasce da esigenze specifiche.
2) Soluzioni interamente prodotte “in casa”. Direi che quest'ultimo è un caso poco frequente, e che nasce da esigenze specifiche.
Penso che la manutenzione e evoluzione di queste soluzioni alla lunga diventi troppo pesante.
4. Il Covid ha accelerato il processo di digitalizzazione della giustizia, seppur con ancora diversi limiti. Che consiglio daresti alle future generazioni di avvocati per essere pronti al cambiamento?
La tecnologia è solo un mezzo, non mi innamorerei, né crederei che sia la soluzione a tutti i problemi, né darei un peso tale da trascurare la mia materia di competenza. Consiglierei semplicemente di essere aperti all'utilizzo delle tecnologie quando si presenta l'opportunità e di imparare a collaborare con profili diversi dal proprio, perché soltanto con collaborazione di tutti si potrà avere successo in materie più complesse.
5. A questo punto ti chiediamo una sorta di consiglio per i tuoi colleghi avvocati: quali parametri bisogna valutare per scegliere la tecnologia giusta per il proprio studio legale?
Di nuovo, la tecnologia è solo al servizio degli obiettivi dello studio; quindi, per cominciare occorre approfondire quali processi si vogliono migliorare o quali nuovi servizi si vogliono offrire, e solo dopo incominciare a cercare le soluzioni a quegli specifici bisogni. Si rischia altrimenti una corsa verso l'acquisto di soluzioni tecnologiche che non risolvono problemi urgenti, e che, dopo poco tempo, vengono dimenticate. Scelto l'obiettivo, presterei molta attenzione alla potenziale integrazione della soluzione scelta con le infrastrutture e soluzioni già presenti in studio; troppo frequentemente vedo soluzioni molto interessanti, che coprono però solo una piccola parte di un processo e quindi non si possono integrare con il resto, alla fine si rischia di dover ripetere delle operazioni per riuscire ad utilizzare la soluzione implementata, o duplicare i contenuti che avrebbero potuto essere utilizzati senza bisogno di esportarli o dupplicarli. Infine, bisognerà ricordarsi che è ugualmente importante il supporto che il fornitore offrirà allo studio; il successo dipende anche in grande parte dal continuo rapporto che cliente e fornitore. Il cliente dovrebbe lasciarsi aiutare, senza aver timore di condividere i propri bisogni.
6. In passato ti sei sempre occupato di “banche dati”, ma lo hai menzionato solamente e velocemente all’inizio, perché?
È vero, in passato ho collaborato con team che hanno lanciato sul mercato banche dati in 3 paesi diversi. In quei giorni provavo a rendere “ricercabile” il know-how prodotto dagli studi all'esterno degli studi stessi, in particolare le fonti ufficiali e la dottrina. Oggi mi preme rendere fruibile il know-how interno. Forse in futuro riuscirò a combinare entrambe le attività, quando questo avverrà vorrà dire che finalmente riusciremo a collaborare a più livelli e coinvolgere tanti attori.
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